Comitato regionale contro l’autonomia differenziata in Sardegna
Lo slogan “Spacca il Paese, indebolisce il Sud, danneggia la Sardegna” accompagna la nascita del Comitato regionale contro l’autonomia differenziata in Sardegna, Regione capofila della battaglia contro la norma insieme a Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia.
Il Comitato, presentato da Cgil e Uil, vede la partecipazione di associazioni e partiti politici di centrosinistra, con l’obiettivo dichiarato di estendere l’adesione anche a forze politiche del centrodestra che condividono le critiche alla norma.
Alla presentazione erano presenti i segretari confederali Fausto Durante (Cgil) e Francesca Ticca (Uil), il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini e la deputata sarda di Avs Francesca Ghirra.
Obiettivo 500mila firme entro settembre
Secondo Durante, il Comitato promuoverà la costituzione di comitati in ogni provincia della Sardegna, supportando la raccolta firme per il referendum abrogativo, qualora necessario, e sostenendo l’iniziativa delle cinque Regioni che hanno dichiarato di voler indire il referendum.
La road map prevede di raggiungere l’obiettivo di 500mila firme entro il mese di settembre, sfruttando tutte le occasioni per informare la cittadinanza sui rischi dell’autonomia differenziata per la Sardegna.
Preoccupazione per l’autonomia sarda
La segretaria della Uil Ticca ha espresso preoccupazione per l’autonomia riconosciuta alla Sardegna, ritenendo che la norma sull’autonomia differenziata potrebbe mettere a rischio la sua specificità.
Secondo Ticca, la variazione delle condizioni delle entrate per tutte le Regioni italiane potrebbe danneggiare l’Isola, soprattutto in un momento difficile come quello post-Covid, dove è necessario garantire i diritti universali.
Il ruolo della Sardegna nella battaglia contro l’autonomia differenziata
La Sardegna si pone come protagonista nella lotta contro l’autonomia differenziata, con un Comitato regionale che si prefigge di coinvolgere ampi settori della società civile e politica. La scelta di puntare su un referendum abrogativo, con l’obiettivo di raccogliere 500mila firme, dimostra la determinazione a contrastare una norma percepita come dannosa per l’Isola.