L’eleganza dello Strega: un palcoscenico di stile
La moda conquista il palcoscenico della 78/ma edizione del Premio Strega, evento che da sempre ha visto sfilare l’eleganza tra le sue serate finali. Quest’anno, i sei finalisti saranno vestiti da grandi nomi della moda: Donatella di Pietrantonio sfoggerà un capo Etro, Chiara Valerio sarà avvolta in Dior, Raffaella Romagnolo indosserà un abito Missoni, Dario Voltolini e Paolo Di Paolo saranno vestiti da Lardini e Tommaso Giartosio da Gucci.
L’eleganza ha una lunga storia all’interno del più importante riconoscimento letterario italiano, come testimoniato dalle mise di scrittori, editori e imprenditori che hanno partecipato allo Strega negli anni ’50, ’60 e ’70. Tra questi, spicca la figura di Maria Bellonci, fondatrice del premio, nota per la sua passione per i vestiti, come testimoniato dal suo diario personale.
Il legame tra Maria Bellonci e la moda
Nel suo “Piccolo libro delle consolazioni segrete”, diario del 1936 e 1937, Maria Bellonci descrive con dettagli minuziosi un suo outfit: “Abito di maglia a righine bianche e nere, gonna e giacca: cappellino vecchissimo di novembre scorso con i fiocchetti alla militare, che mi ha fruttato altri complimenti più graziosi. Pelliccia, due guanti di Astrakan. Buon umore. Viso sereno. Occhi piuttosto brillanti”.
L’autrice di “Rinascimento privato” era solita creare modelli per le serate dello Strega, facendosi arrivare le stoffe e affidandole poi alla sua sarta per la realizzazione degli abiti.
Polemiche e riflessioni sull’ingresso della moda
L’ingresso degli stilisti al Premio Strega ha suscitato non poche polemiche. Donatella Di Pietrantonio ha commentato la polemica sostenendo che “se non ci fossero stati gli stilisti sarebbe stata sulla sciatteria. Oggi è sulla bellezza, ben venga”.
Paolo Di Paolo ha sottolineato come “non si capisce perché l’unica categoria che non deve indossare abiti firmati sia quella degli scrittori. Qual è il dolo, l’errore, l’inciampo se case di moda ritengono di poter dare degli abiti al maggior premio letterario italiano? Succede ai David, agli Oscar e nessuno muove un sopracciglio. Perché solo gli scrittori dovrebbero vestirsi da soli?”
Chiara Valerio ha ironicamente commentato la polemica, ricordando un episodio avvenuto durante la “dozzina” del premio, in cui è nata l’idea che un brand avesse sponsorizzato occhiali uguali per tutti i finalisti, alimentando così le polemiche. Secondo Valerio, “c’è una bellissima pubblicità dove Jean Cocteau vende televisori per Ribet Desjardins. Che male c’è se gli scrittori usano vestiti firmati?”
Proposte e ironie
Tommaso Giartosio ha lanciato una proposta: “sarebbe molto bello se nelle sfilate e competizioni di moda venissero donati dei libri”.
Dario Voltolini non ha commentato, mentre Raffaella Romagnolo ha ironizzato sulla questione, affermando che “con tutte quelle tappe del tour comprare un vestito era impensabile. Bello che qualcuno ci abbia pensato a come vestirci”
Moda e letteratura: un connubio possibile?
L’ingresso della moda nel Premio Strega solleva un dibattito interessante sul ruolo dell’immagine e dell’eleganza nel mondo letterario. Se da un lato si può sostenere che la moda possa contribuire a rendere l’evento più glamour e mediatico, dall’altro c’è il rischio di enfatizzare l’aspetto esteriore a discapito del valore letterario. È importante riflettere su come l’immagine possa influenzare la percezione del premio e dei suoi protagonisti, e se questo possa contribuire a rendere la letteratura più accessibile o, al contrario, a creare una barriera tra il pubblico e il mondo letterario.