Un circuito cerebrale per il controllo del battito cardiaco
Sebbene il sistema nervoso autonomo sia il principale responsabile del controllo del battito cardiaco, è noto che il cervello può influenzare questo ritmo, come dimostrano le pratiche di apnea dei sub. Un nuovo studio condotto da Airi Yoshimoto dell’Università di Tokyo, pubblicato su Science, ha svelato i circuiti cerebrali che regolano il ritmo cardiaco nei ratti, aprendo nuove strade per lo sviluppo di terapie innovative.
Lo studio si basa sulla conoscenza che attività come il rilassamento, la meditazione e la respirazione possono indurre un rallentamento del battito cardiaco negli esseri umani, permettendo di rimanere senza respirare per diversi minuti. Queste tecniche potrebbero essere utilizzate per il trattamento di disturbi cardiaci come le aritmie, per la gestione del dolore e per il controllo di ansia e depressione, ma i meccanismi neurali alla base di questo controllo erano finora poco conosciuti.
Esperimenti sui ratti svelano il circuito neurale
Per fare luce su questi meccanismi, i ricercatori giapponesi hanno sviluppato un modello sperimentale sui ratti. Stimolando specifiche aree del cervello, in particolare la neocorteccia e il proencefalo mediale, i ricercatori hanno osservato che i ratti imparavano a ridurre la frequenza cardiaca entro 30 minuti, raggiungendo una riduzione del 50% dopo cinque giorni di allenamento.
Attraverso questi esperimenti, è stato identificato un circuito neurale che parte dalla corteccia cingolata anteriore e si collega ai neuroni parasimpatici postgangliari nel cuore, responsabile dell’induzione della bradicardia, ovvero un ritmo cardiaco più lento.
Nuove prospettive per la ricerca e le terapie
Questa scoperta rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione del controllo neurale del battito cardiaco. L’utilizzo dei ratti come modello di studio apre nuove opportunità per la ricerca in laboratorio, permettendo di approfondire i meccanismi neurologici alla base di questo fenomeno. La possibilità di manipolare il ritmo cardiaco attraverso la stimolazione cerebrale potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie non farmacologiche per una vasta gamma di disturbi, dall’aritmia al dolore cronico, aprendo nuove frontiere nella medicina.