L’attacco al convoglio umanitario
Nella serata di ieri, un convoglio umanitario è stato attaccato nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), un’area teatro di scontri tra le forze governative e i ribelli del gruppo armato M23. L’attacco è stato confermato da fonti locali e dall’Ong britannica Tearfund, il cui convoglio è stato preso di mira.
Secondo Tearfund, due membri del suo staff risultano “dispersi” a seguito dell’attacco. Altre fonti locali hanno riferito di “due morti” nell’incidente. Un funzionario della società civile ha dichiarato di “deplorare la morte di due membri dello staff che erano a bordo delle jeep intercettate”.
Dinamiche dell’attacco
Il convoglio stava lasciando una zona di scontri per dirigersi verso nord quando è stato attaccato vicino alla città di Butembo, nella provincia del Nord Kivu. Secondo fonti locali, l’attacco sarebbe stato condotto da giovani che sospettavano un’infiltrazione dei ribelli.
L’attacco ha coinvolto cinque veicoli, a bordo dei quali viaggiavano una quindicina di cittadini congolesi, che sono stati incendiati. Una fonte umanitaria ha confermato l’incendio dei veicoli.
Reazione di Tearfund
Tearfund ha dichiarato di “lavorare a stretto contatto con le autorità per localizzare” le persone disperse, condannando “fermamente” l’attacco ed esortando “tutte le parti a rispettare e proteggere gli operatori umanitari”.
L’insicurezza nella regione orientale della Rdc
L’attacco al convoglio umanitario è un triste esempio della situazione di instabilità e violenza che affligge la regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. Il conflitto con il gruppo ribelle M23 e la presenza di altri gruppi armati creano un contesto di grande pericolo per la popolazione civile e per gli operatori umanitari che operano nella zona. La mancanza di sicurezza ostacola gli sforzi di soccorso e assistenza umanitaria, mettendo a rischio la vita di chi si impegna ad aiutare le persone in difficoltà.