L’ordinanza del Gip
L’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Palermo sarà l’unico a rispondere del suicidio in carcere di Lorenzo Lodi, 29enne deceduto il primo settembre 2021 nella casa circondariale di Ferrara. Lo ha stabilito il gip Danilo Russo con un’ordinanza che ha accolto l’opposizione della famiglia di Lodi contro la richiesta di archiviazione dell’indagine avanzata dalla procura.
L’imputazione coatta per Palermo
Secondo quanto riportato dai giornali locali, l’agente Palermo è stato imputato coattamente per omicidio colposo. Le indagini avrebbero evidenziato che Palermo non avrebbe adeguatamente sorvegliato Lodi, nonostante fosse stato riconosciuto a rischio autolesionismo. L’agente avrebbe violato un ordine di servizio specifico che prevedeva un passaggio di controllo almeno ogni 20 minuti, ma non ci sono stati passaggi dalle 11.30 alle 14.50, quando è stato scoperto il corpo senza vita di Lodi.
Archiviazione per gli altri indagati
Il gip ha invece confermato l’archiviazione delle indagini nei confronti della comandante della polizia penitenziaria Annalisa Gadaleta, dell’ispettrice Patrizia Fogli e del medico Giada Sibahi. Il giudice ha ritenuto che non ci fossero elementi sufficienti per procedere nei loro confronti.In particolare, al medico Sibahi era stato contestato di non aver dato indicazioni sulla rimozione delle lenzuola, che Lodi aveva indicato come possibile strumento per togliersi la vita. Il giudice ha però sottolineato che non rientrava tra i doveri del medico fornire questo tipo di indicazione e che Lodi aveva comunque scartato l’idea di utilizzare le lenzuola, preferendo assumere i farmaci prescritti.
Lacune normative e responsabilità
Il caso di Lorenzo Lodi solleva ancora una volta il problema della gestione dei detenuti a rischio suicidio all’interno delle carceri italiane. La procura stessa aveva evidenziato una carenza normativa in merito, evidenziando la necessità di una maggiore chiarezza e di protocolli più rigorosi per la gestione di queste situazioni delicate. L’imputazione coatta nei confronti dell’agente Palermo, pur essendo un passo importante per far luce sulla tragedia, pone in evidenza la necessità di un’attenta riflessione sulle responsabilità individuali e sulle eventuali lacune del sistema carcerario.