‘Io Capitano’: un viaggio di otto anni e un’opera di grande impatto
Matteo Garrone, regista di Io Capitano, ha confessato di aver impiegato otto anni per affrontare il tema della migrazione nel suo film, spinto da un senso di responsabilità e dal desiderio di evitare una rappresentazione superficiale del dramma dei migranti. La paura di cadere nella speculazione e di sfruttare il dolore di chi intraprende un viaggio pericoloso lo ha portato a dubitare inizialmente della sua capacità di raccontare questa storia, considerando più adatta la voce di un regista africano. Tuttavia, con il passare del tempo, ha prevalso la convinzione che fosse importante portare sullo schermo questa storia, realizzando il film in collaborazione con altri.
Un film che umanizza i numeri e affronta la politica
Garrone ha espresso la sua soddisfazione per i premi ricevuti, sottolineando come questi contribuiscano a dare visibilità al film. Ha evidenziato l’orgoglio per il successo di Io Capitano, che ha raggiunto l’Oscar e i Golden Globe, ottenendo un grande riscontro di pubblico nonostante l’uscita in lingua originale. L’obiettivo del film, secondo il regista, era quello di umanizzare i numeri che spesso vediamo nei telegiornali, raccontando una parte di viaggio sconosciuta al grande pubblico. Garrone ha riconosciuto che la politica è inevitabilmente implicata nel tema del film, ma ha sottolineato che il suo intento è sempre quello di porre al centro l’uomo e i suoi conflitti. Io Capitano, secondo il regista, è il suo film più popolare, un viaggio di un eroe senza ombre che lotta per il diritto di viaggiare e per la vita, in contrasto con un’Europa che si trasforma in una fortezza.
L’impatto personale del film e il futuro di Garrone
Garrone ha ammesso che la realtà rappresentata nel film è stata addolcita rispetto alla realtà, poiché alcuni racconti di crudeltà erano quasi impossibili da mettere in scena senza risultare inverosimili. Ciò che gli è rimasto dentro è la grande forza e il coraggio dei migranti, che lottano per diritti che dovrebbero essere scontati, con una grande carica vitale. Il regista ha definito il film un viaggio che lo ha segnato profondamente, facendogli entrare in contatto con una cultura e una lingua a lui estranee.
Riguardo al suo futuro, Garrone ha confessato di non avere ancora un nuovo progetto in cantiere, essendo ancora impegnato con la promozione di Io Capitano. Ha però espresso il desiderio di innamorarsi di una nuova storia.
Un’opera che fa riflettere
‘Io Capitano’ è un film che non può lasciare indifferenti. Garrone è riuscito a dare un volto umano al dramma della migrazione, mostrando la forza, la resilienza e la dignità di chi rischia la vita per un futuro migliore. Il film ci invita a riflettere sulle politiche migratorie europee e sul ruolo che l’Europa dovrebbe avere nel garantire la sicurezza e i diritti di chi fugge da guerre e povertà.