Il Pen Pinter Prize ad Arundhati Roy
La scrittrice indiana Arundhati Roy, autrice del celebre romanzo Il dio delle piccole cose, è stata insignita del Pen Pinter Prize 2024. Il premio, istituito nel 2009 dalla charity inglese English Pen, viene assegnato ogni anno a personalità che si battono per la libertà di espressione nel mondo della letteratura, in memoria dello scrittore Premio Nobel Harold Pinter.
La motivazione del premio sottolinea la “determinazione incrollabile” di Roy nella difesa della libertà di parola, come testimoniato dai suoi scritti. La scrittrice ha espresso la sua gioia per il riconoscimento, definendolo un premio che arriva “in un momento in cui il mondo intero ha preso una svolta incomprensibile”. Roy ha poi aggiunto: “Vorrei che Harold Pinter fosse vivo per leggere quello che penserebbe di ciò che accade; ma poiché questo non è possibile, qualcuno di noi deve fare del proprio meglio per seguire le sue orme”.
Il processo in India per le dichiarazioni sul Kashmir
Nonostante il prestigioso riconoscimento, Arundhati Roy si trova ad affrontare un processo in India per alcune dichiarazioni sul Kashmir risalenti al 2010. Il Governatore luogotenente di Delhi, V K Saxena, ha autorizzato il processo per le parole espresse dalla scrittrice durante un incontro pubblico sul separatismo in Kashmir. Le accuse potrebbero portare ad una condanna fino a sette anni di carcere.
La decisione del governo di Delhi ha suscitato forti proteste da parte di numerosi intellettuali e attivisti indiani. Oltre 200 persone, tra cui accademici, giornalisti e attivisti, hanno firmato una lettera aperta chiedendo al governo di ritirare la decisione, denunciando l’azione come un attacco alla libertà di espressione.
Un premio controverso
Il Pen Pinter Prize assegnato ad Arundhati Roy assume un significato particolare in considerazione del processo in corso in India. Il premio celebra la libertà di parola, mentre la scrittrice rischia la condanna per le sue opinioni sul Kashmir. Questo caso solleva interrogativi sul ruolo della libertà di espressione in un contesto politico complesso e sulle pressioni che possono essere esercitate su chi osa esprimere opinioni scomode.