Un bambino con una vita difficile
Thomas, un ragazzo di 16 anni, è stato brutalmente ucciso domenica pomeriggio nel parco Baden Powell di Pescara. Secondo le testimonianze, il giovane è stato accoltellato a morte da due coetanei, con ben 25 coltellate. La notizia ha suscitato sconcerto e dolore nella comunità, soprattutto a Rosciano, comune dell’interno pescarese dove Thomas aveva vissuto con la nonna Olga.
Il sindaco di Rosciano, Simone Palozzo, ha descritto Thomas come un “bambino piccolo, mingherlino, mai fatto male a nessuno”. Il ragazzo aveva vissuto una vita difficile, con un padre che non l’aveva riconosciuto e una madre che lo aveva lasciato alla nonna all’età di 3 anni. La nonna ha raccontato di un ragazzo “d’oro” con “i grilli che hanno tutti i ragazzi di questa età”, negando che fosse un tossicodipendente o un drogato.
Un passato segnato da fughe dalla comunità
Thomas aveva avuto qualche piccolo problema con la giustizia, tanto da essere stato affidato alla comunità “Il Piccolo Principe” a Limosano, in Molise. Anche a Limosano, dove frequentava la scuola per parrucchieri a Campobasso, era conosciuto da tutti. Tuttavia, il ragazzo era fuggito più volte dalla comunità, l’ultima volta venerdì scorso.
La sindaca di Limosano, Angela Amoroso, ha confermato che Thomas si era allontanato dalla comunità venerdì, facendo perdere le sue tracce. La denuncia ai carabinieri è stata presentata immediatamente. Due giorni prima della sua morte, Thomas era tornato a Pescara, in circostanze ancora da chiarire.
Riflessioni sulla tragedia
La tragica morte di Thomas ci pone di fronte a un evento sconvolgente che solleva interrogativi sulla violenza giovanile e sulle difficoltà che molti ragazzi affrontano durante l’adolescenza. La vita difficile di Thomas, segnata da un contesto familiare problematico e da fughe dalla comunità, ci ricorda l’importanza di fornire supporto e aiuto ai giovani in difficoltà, soprattutto quando si trovano ad affrontare situazioni complesse e sfidanti.