La gaffe di Trump su Washington e la schiavitù
Durante un discorso tenuto nel weekend al gruppo cristiano conservatore “Coalizione Fede e Libertà”, Donald Trump ha espresso la sua contrarietà alle proposte di cambiare i nomi di scuole, strutture militari e altri luoghi che onorano i leader confederati e i proprietari di schiavi. Tra questi, ha menzionato il primo presidente degli Stati Uniti, George Washington, affermando che “pensavano che avesse degli schiavi. In realtà penso che probabilmente non ce li avesse”.
La dichiarazione di Trump è stata subito smentita da fonti storiche, che attestano la presenza di schiavi nelle proprietà di Washington. Lo stesso Washington teneva personalmente i registri dei suoi schiavi.
Il contesto storico della schiavitù negli Stati Uniti
La schiavitù è stata una realtà negli Stati Uniti per gran parte della sua storia, con un impatto profondo sulla società e sull’economia del paese. George Washington, come molti altri leader dell’epoca, possedeva schiavi, e la schiavitù era una pratica largamente accettata nella società americana del XVIII secolo.
La questione della schiavitù è stata un fattore chiave nella Guerra Civile Americana (1861-1865), che vide gli Stati Uniti divisi tra Nord e Sud su questo tema cruciale. La schiavitù fu abolita negli Stati Uniti con il tredicesimo emendamento della Costituzione, ratificato nel 1865.
Le implicazioni della gaffe di Trump
La gaffe di Trump, oltre a dimostrare una scarsa conoscenza della storia americana, rivela una certa insensibilità verso un tema delicato come la schiavitù. La sua affermazione, non solo errata, ma anche inaccettabile alla luce delle prove storiche, potrebbe alimentare ulteriormente le divisioni politiche e sociali negli Stati Uniti, soprattutto in un momento delicato come quello pre-elettorale.