Danni ingenti a Palazzo Nuovo, riapertura incerta
L’Università di Torino dovrà affrontare un periodo di valutazione e riparazione dopo l’occupazione di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, da parte di collettivi pro Palestina. L’occupazione, durata oltre un mese, ha lasciato il segno sull’edificio, con danni ingenti dovuti all’imbrattamento. Il rettore Stefano Geuna ha confermato che saranno necessari interventi di ritinteggiatura e rimessa in sesto, e che la riapertura richiederà tempo, probabilmente giorni o settimane, a causa delle dimensioni dell’edificio e delle verifiche in corso.
Situazione più favorevole a Fisica
A differenza di Palazzo Nuovo, la situazione appare più favorevole per l’edificio di Fisica, dove i danni sono stati meno importanti. Secondo il rettore Geuna, la riapertura di questo edificio dovrebbe avvenire in tempi rapidi.
Rettore: boicottaggio di collaborazioni con Israele “ingiusto”
Riguardo al boicottaggio delle collaborazioni tra l’Università di Torino e le istituzioni israeliane, principale richiesta della protesta studentesca, il rettore Geuna ha espresso la sua opinione, definendo “ingiusta” un’interruzione indiscriminata dei rapporti scientifici con un determinato paese o aziende. L’ateneo, secondo il rettore, si impegnerà in un’analisi più attenta dei progetti futuri per evitare eventuali rischi e, in caso di necessità, interrompere le collaborazioni.
Un bilancio complesso
L’occupazione di Palazzo Nuovo solleva diverse questioni. Da un lato, è evidente il danno materiale subito dall’edificio, con conseguenti disagi per la comunità universitaria. Dall’altro, la protesta studentesca ha posto in luce il tema del boicottaggio accademico e le sue implicazioni etiche, aprendo un dibattito sulla responsabilità delle università nei confronti di questioni geopolitiche.