Etichette di avvertimento per i social media
Il Surgeon General degli Stati Uniti, Vivek Murthy, ha lanciato un appello per l’introduzione di etichette di avvertimento sui social media, sostenendo che queste piattaforme rappresentano un rischio per la salute mentale dei teenager, paragonandole al tabacco e all’alcol. In un editoriale sul New York Times, Murthy ha sottolineato come l’uso eccessivo dei social media, in particolare per gli adolescenti che trascorrono più di tre ore al giorno online, sia associato a un rischio doppio di sintomi di ansia e depressione.
Murthy ha motivato la sua proposta affermando che "la crisi della salute mentale fra i giovani è un’emergenza" e che i social media hanno contribuito in modo significativo a questa crisi. Secondo lui, l’etichettatura, sebbene non sia una soluzione magica, potrebbe aumentare la consapevolezza dei rischi e indurre un cambio di comportamento, come dimostrato dagli studi sul tabacco.
L’esempio del tabacco
Murthy ha fatto riferimento alla legge del 1965 che impose l’etichettatura sui pacchetti di sigarette negli Stati Uniti, con l’avvertenza che l’uso del prodotto "potrebbe essere pericoloso per la salute". Questa misura, secondo Murthy, ha contribuito al declino del fumo negli Stati Uniti, passando dal 42% degli adulti nel 1965 all’11,5% nel 2021.
Protezione dei giovani online
Secondo Murthy, un intervento del Congresso per imporre l’etichettatura sui social media proteggerebbe i giovani da molestie, abusi, sfruttamento online, esposizione a violenza eccessiva e contenuti sessuali. Ha osservato che i danni causati dai social media non sono dovuti a mancanza di volontà o a cattivi genitori, ma alla mancanza di adeguate misure di sicurezza, trasparenza e responsabilità nella progettazione di queste potenti tecnologie.
Dibattito sulla responsabilità dei social media
La proposta di Murthy ha suscitato un ampio dibattito tra i ricercatori sulla responsabilità dei social media nella crisi della salute mentale degli adolescenti. Lo psicologo Jonathan Haidt ha individuato l’uscita dell’iPhone nel 2007 come un punto di svolta che ha innescato un aumento dei comportamenti suicidari. Altri ricercatori, tuttavia, sostengono che non ci sono prove definitive che l’ascesa dei social media abbia causato un declino del benessere dei giovani, attribuendo la responsabilità a fattori come le difficoltà economiche, il razzismo e la crisi degli oppioidi.
Un passo necessario per la consapevolezza?
La proposta di Murthy solleva un punto importante: la necessità di una maggiore consapevolezza sui potenziali rischi dei social media per la salute mentale dei giovani. Anche se l’etichettatura potrebbe non essere la soluzione definitiva, potrebbe contribuire a un dibattito pubblico più ampio e a spingere le piattaforme social a considerare più seriamente la sicurezza e il benessere dei loro utenti, soprattutto dei più giovani.