Sorrentino si racconta: ‘Parthenope’ è un’autobiografia immaginaria
Durante un’intervista al festival letterario Taobuk, Paolo Sorrentino ha svelato alcuni dettagli sul suo ultimo film, Parthenope, presentato in concorso a Cannes e in uscita nelle sale italiane il 24 ottobre. Il regista ha dichiarato che il film, distribuito da Piperfilm con proiezioni speciali di mezzanotte a partire dal 19 settembre, è un'”autobiografia immaginaria”, dove si mescolano esperienze vissute e desideri profondi.
Sorrentino ha ammesso di non avere un’immaginazione definita, ma che i suoi film sono spesso autobiografici, anche se a volte i personaggi nascondono bene le loro origini. Ha poi aggiunto che per lui il talento consiste nel creare una realtà parallela rispetto a quella vera, e che lavora costantemente anche quando conversa con amici o familiari.
Le influenze cinematografiche di Sorrentino
Il regista ha rivelato di essere stato profondamente influenzato dal cinema americano degli anni Novanta, citando registi come Tarantino, Jarmusch e Lynch, oltre a Scorsese e Jane Campion. Sorrentino ha ammesso di avere delle lacune riguardo al neorealismo, non essendo il suo tipo di approccio al racconto cinematografico. Ha comunque riconosciuto l’influenza di Fellini, Scorsese e Lynch, mentre non si è sentito particolarmente influenzato da De Sica, nonostante ne riconosca il talento.
Sorrentino ha poi sottolineato che non considera il cinema un luogo di competizione, anche se esistono festival e premi. Si sente più a suo agio a perdere che a vincere, e crede che il successo de La grande bellezza non sia stato uno stimolo positivo per i suoi film successivi.
Un’analisi del percorso artistico di Sorrentino
L’intervista a Sorrentino offre uno spaccato interessante sul suo percorso artistico. La sua dichiarata influenza da parte del cinema americano degli anni Novanta evidenzia una sensibilità che si discosta dal neorealismo italiano, pur riconoscendo l’importanza di registi come Fellini e Scorsese. La sua visione del cinema come spazio di creazione di una realtà parallela, e non come luogo di competizione, denota un approccio personale e profondo alla sua arte.