Annullata la condanna per la morte di Duccio Dini
La Corte di Cassazione ha annullato la condanna a 22 anni di reclusione per Kjamuran Amet, Remzi Amet, Dehran Mustafa e Antonio Mustafa, ritenuti responsabili della morte di Duccio Dini, il giovane fiorentino di 29 anni travolto e ucciso da un’auto il 10 giugno 2018. La sentenza della Suprema Corte ha disposto un nuovo processo d’appello a Firenze, il terzo, con l’obiettivo di ricalcolare la pena per i quattro imputati.
La decisione della Cassazione si basa sulla necessità di rideterminare la pena tenendo conto di eventuali attenuanti.
Un precedente annullamento di condanne
Lo scorso marzo, la Corte di Cassazione aveva già annullato le condanne fino a 25 anni e due mesi inflitte dalla Corte d’appello di Firenze a quattro partecipanti all’inseguimento di Rufat Bayram, ordinando un processo d’appello bis per rideterminare la pena. In quel caso, la Suprema Corte aveva applicato l’attenuante prevista dall’articolo 116 del codice penale, che prevede una sanzione inferiore per chi, come loro, voleva compiere un reato diverso da quello commesso.
Confermata la condanna per omicidio volontario
Nonostante l’annullamento delle condanne per i quattro imputati, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 25 anni di reclusione per Remzi Mustafa, l’uomo alla guida della Volvo che investì Dini, con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. La sentenza ha inoltre confermato la pena di 7 anni per Kole Amet ed Emin Gani per tentato omicidio, in quanto avevano preso parte alla fase iniziale dell’inseguimento di Bayram a bordo di un furgone, prima di essere costretti a fermarsi a causa di un guasto alla ruota.
La tragedia di Duccio Dini
Duccio Dini, quel tragico giorno, stava andando al lavoro in sella al suo motorino quando fu investito dalla Volvo che correva a folle velocità mentre era fermo al semaforo in via Canova. L’impatto lo sbalzò dalla moto, causandogli la morte. Secondo quanto ricostruito dai giudici, Dini fu vittima di un raid punitivo pianificato nell’ambito di una faida tra famiglie di etnia rom.
Un nuovo processo per la giustizia
L’annullamento delle condanne e la disposizione di un nuovo processo d’appello rappresentano un passo importante per garantire un processo equo e una giusta determinazione della pena per i quattro imputati. Sarà fondamentale che il nuovo processo si svolga con la massima attenzione ai dettagli e che si tenga conto di tutte le prove e le circostanze del caso per giungere a una sentenza equa e giusta.