Taglio del cuneo fiscale: impatto positivo ma con possibili “trappole”
L’Unione per la Promozione della Bioeconomia (Upb), nel suo Rapporto annuale, ha espresso un giudizio positivo sull’impatto del taglio del cuneo fiscale in termini di progressività. Tuttavia, l’organizzazione ha sollevato preoccupazioni riguardo al sistema di applicazione del taglio, basato su fasce di reddito anziché su scaglioni.
Secondo l’Upb, questo sistema potrebbe alterare il profilo delle aliquote marginali, portando a una distorsione che genera una potenziale “trappola della povertà” vicino alle soglie di reddito di 25.000 e 35.000 euro lordi. Oltre queste soglie, infatti, lo sgravio contributivo viene ridotto o eliminato.
Aliquote marginali superiori al 100% e disincentivi al lavoro
L’Upb spiega che l’aumento di un euro del reddito, superate le soglie indicate, determinerebbe una diminuzione dello sconto fiscale e quindi del reddito disponibile, rispettivamente di circa 150 euro per i redditi superiori a 25.000 euro e di circa 1.100 euro per i redditi superiori a 35.000 euro. Questo fenomeno, secondo l’organizzazione, potrebbe diventare particolarmente rilevante se la decontribuzione dovesse diventare permanente, creando un disincentivo al lavoro per coloro che si trovano vicino a queste soglie di reddito.
Un’analisi attenta delle conseguenze del taglio del cuneo
L’analisi dell’Upb solleva un punto cruciale: l’implementazione di politiche economiche, pur con intenzioni positive, richiede un’attenta valutazione delle potenziali conseguenze indesiderate. In questo caso, il sistema a fasce di reddito, se non correttamente calibrato, potrebbe generare effetti perversi, contrastando gli obiettivi stessi della misura. È fondamentale che il governo monitori attentamente l’impatto del taglio del cuneo fiscale, valutando la necessità di eventuali correttivi per evitare l’insorgere di “trappole della povertà” e garantire che la misura raggiunga effettivamente i beneficiari previsti.