Un’analisi genetica rivela la verità sui sacrifici Maya
Uno studio condotto sull’antico sito Maya di Chichén Itzá, in Messico, ha svelato nuovi dettagli sui rituali di sacrificio praticati dalla civiltà Maya tra il VII e il XII secolo d.C. L’analisi del Dna antico di 64 bambini sacrificati, rinvenuti in una camera sotterranea, ha rivelato che le vittime erano tutte di sesso maschile e spesso legate da stretti legami di parentela, con la presenza di almeno due coppie di gemelli.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, smentisce la credenza popolare che vedeva le giovani donne come vittime predilette dei sacrifici Maya. I risultati suggeriscono invece che i figli maschi imparentati, e in particolare i gemelli, venivano selezionati per i rituali, un’ipotesi supportata dal ruolo speciale che i gemelli rivestivano nella mitologia e nella vita spirituale dei Maya.
L’eredità genetica delle epidemie coloniali
L’analisi del Dna antico ha permesso ai ricercatori di indagare anche le conseguenze genetiche delle epidemie che colpirono le popolazioni indigene del Messico durante il XVI secolo, in seguito all’arrivo dei colonizzatori europei.
Lo studio ha evidenziato la presenza di varianti genetiche legate alla risposta immunitaria, in particolare varianti protettive contro l’infezione da Salmonella, batterio responsabile di una grave epidemia del 1545. Secondo i ricercatori, i Maya moderni portano ancora oggi le “cicatrici genetiche” di queste epidemie, a dimostrazione del profondo impatto che ebbero sulla loro eredità genetica.
Un nuovo sguardo sui sacrifici Maya
Questa scoperta offre una prospettiva inedita sui sacrifici Maya, svelando un aspetto finora sconosciuto di queste pratiche rituali. L’analisi del Dna antico ha permesso di superare le interpretazioni basate su fonti storiche spesso imprecise e di fornire un quadro più completo e dettagliato delle motivazioni e delle modalità dei sacrifici. La scoperta del ruolo dei gemelli nei rituali apre nuovi interrogativi sulla cosmologia e sulle credenze religiose dei Maya.