Il ritorno di Clodoveo nella Roma degli anni ’50
Torna sulle scene il commissario Agostino Clodoveo, personaggio ideato da Cristina Stillitano, che potrebbe presto approdare sul piccolo schermo. La sua Roma degli anni ’50, con il Tevere, i fiumaroli e i canottieri, è una città ancora legata a ritmi e costumi di un tempo ormai lontano, come quello immortalato nel film “Poveri ma belli”, a pochi anni dalla fine della guerra. Clodoveo si muove a suo agio in questa città, una città che sembra fatta su misura per lui, lontana dalla metropoli frenetica di oggi.
Un mistero inquietante ai Parioli
Nel 1957, quattro anni dopo il suo primo caso, Clodoveo si trova ad affrontare un nuovo enigma, oscuro e terribile nella sua ferocia. La vicenda si svolge in un palazzo dei Parioli, nel cuore della Roma bene, dove una famiglia intera è stata trovata senza vita. L’avvocato Braschi, il capofamiglia, è stato un uomo che ha difeso molte cause, spesso perse, ma ora nessuno prenderà più le sue parti. Solo la figlia più grande, Ardenia, è sopravvissuta, gravemente ferita, ma priva di ricordi della notte del delitto.Ad alimentare il mistero c’è anche un furto con scasso avvenuto al quarto piano dello stesso stabile, che fa pensare a un possibile collegamento tra i due eventi. L’atmosfera nella palazzina è soffocante, nessuno degli inquilini è disposto a fornire informazioni utili, paralizzati dalla paura. L’unico testimone è il portinaio della palazzina di fronte, che ha visto un uomo correre via in modo sospetto.
La memoria perduta e il dolore di Clodoveo
Ardenia, ricoverata in ospedale, è afflitta da un buio nella mente e dallo strazio di trovarsi sola. Il Questore decide di affidarla alle cure di uno psichiatra, nella speranza di aiutarla a ritrovare i ricordi perduti. Ma se la memoria fa male, come si può costringerla a riemergere? Anche di fronte ad un commissario come Clodoveo, che ha a cuore la verità, la memoria può rivelarsi un’arma a doppio taglio.Anche il commissario si confronta con i suoi dolori, con il ricordo della moglie annegata nel Tevere che inizia a sfumare, trovando finalmente il suo posto nella memoria. Clodoveo, in attesa di sposarsi di nuovo con Fiorella, la donna che gli ha ridato la speranza, è spinto a risolvere il caso dei Parioli prima del grande giorno.
La scrittura di Stillitano e la sfida di raccontare una strage familiare
La scrittura di Cristina Stillitano si affina con ogni nuovo episodio, diventando letteraria senza mai perdere di vista il suo personaggio. Raccontare una strage familiare è un compito arduo, perché i meccanismi psicologici che si nascondono dietro a tali eventi sono complessi e irrazionali.Stillitano e Clodoveo si confrontano con questa sfida, cercando di svelare le verità nascoste dietro la tragedia dei Parioli, affrontando la complessità emotiva di un caso che mette alla prova le capacità investigative del commissario e la sensibilità della scrittrice.
Un’epoca in divenire
“A luglio non succede mai niente” non è solo un giallo, ma un’occasione per immergersi nella Roma degli anni ’50, un’epoca di grandi trasformazioni. La città, ancora segnata dalla guerra, si appresta ad entrare nel boom economico, con la diffusione di oggetti simbolo come la Fiat 500 e il Carosello, mentre Clodoveo rappresenta una figura legata al passato, un commissario che incarna la memoria di un’epoca che sta volgendo al termine.