Elezione diretta del premier: un passo verso un sistema presidenziale?
Il disegno di legge costituzionale presentato dalla ministra Casellati introduce una novità dirompente nel sistema politico italiano: l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. La riforma prevede un mandato quinquennale per il premier, con un limite di due legislature consecutive, elevabile a tre in caso di incarichi precedenti di durata inferiore a sette anni e sei mesi. Le elezioni del Parlamento e del Presidente del Consiglio sarebbero svolte contestualmente.
Tuttavia, il ddl lascia alcuni aspetti fondamentali all’approfondimento di una legge ordinaria, come la legge elettorale da applicare. Restano quindi aperte diverse questioni, tra cui la soglia di voti necessaria per l’elezione del premier, l’eventuale ballottaggio e il meccanismo per garantire una maggioranza parlamentare al premier eletto.
Modifiche al ruolo del Presidente della Repubblica
La riforma prevede anche modifiche al ruolo del Presidente della Repubblica. Viene abolito il potere di nominare cinque senatori a vita, mentre i senatori a vita già in carica manterrebbero il loro incarico. Non viene invece toccato l’articolo che prevede che i presidenti della Repubblica al termine del settennato diventino senatori a vita.
Inoltre, viene abolita la controfirma del governo per una serie di atti del Presidente della Repubblica, tra cui la nomina del Presidente del Consiglio, la nomina dei giudici della Corte Costituzionale, la concessione della grazia e la commutazione delle pene.
Per l’elezione del Presidente della Repubblica, il quorum dei due terzi dei grandi elettori non sarebbe più necessario nei primi tre scrutini, ma nei primi sei.
Un sistema politico in evoluzione
La riforma proposta solleva importanti questioni sul futuro del sistema politico italiano. L’elezione diretta del premier potrebbe portare ad un sistema più simile a quello presidenziale, con un premier dotato di maggiore autonomia e potere rispetto al Parlamento. Tuttavia, la mancanza di dettagli sulla legge elettorale e sulle garanzie di una maggioranza parlamentare per il premier eletto lascia aperte diverse incognite sul funzionamento effettivo del sistema.