Microbracciali neurali: un’interfaccia innovativa
Un nuovo tipo di interfaccia neurale periferica, basata su microbracciali flessibili e controllati a distanza, è stata sviluppata da un team di ricercatori guidati da Chaoqun Dong dell’Università di Cambridge, con la partecipazione di esperti dell’Università di Bologna. Pubblicata sulla rivista Nature Materials, questa tecnologia promette di rivoluzionare il campo della medicina bioelettronica, offrendo nuove soluzioni per il trattamento del dolore neuropatico, i disturbi del movimento, le malattie metaboliche e il controllo di arti protesiche.
Queste interfacce neurali sono costituite da sottili pellicole dotate di microelettrodi ad alta risoluzione, che permettono di controllare gli impulsi nervosi tramite minimi impulsi elettrici. I microbracciali si avvolgono attorno ai nervi, adattandosi alla loro forma grazie a materiali organici conduttori di elettroni e ioni (Omiec), che rispondono a impulsi a basso voltaggio espandendosi o contraendosi.
Un’evoluzione rispetto alle tecnologie precedenti
La nuova tecnologia rappresenta un passo avanti rispetto alle interfacce a bracciali già esistenti, che spesso richiedono interventi chirurgici complessi, presentano problemi di collegamento meccanico e non possono essere riposizionate una volta installate. I microbracciali realizzati con materiali Omiec superano queste limitazioni, garantendo un’integrazione mini-invasiva e una maggiore flessibilità.
Test su modelli animali e potenziale applicativo
La tecnologia è stata testata con successo su modelli animali, dimostrando la capacità del microfilm di creare e mantenere una solida interfaccia bioelettronica con il nervo sciatico, senza la necessità di suture chirurgiche. Questo risultato apre nuove prospettive per l’utilizzo di questa tecnologia in ambito clinico, con potenziali applicazioni nel trattamento di diverse patologie e nel controllo di protesi.
“Utilizzando questo tipo di materiale, siamo riusciti ad integrare degli attuatori elettrochimici su sottilissimi film bioelettronici, creando così un nuovo tipo di elettrodi a bracciale che permettono di realizzare interfacce neurali con interventi mini-invasivi”, ha spiegato Filippo Bonafè dell’Università di Bologna, uno degli autori dello studio.
Un futuro promettente per la medicina bioelettronica
La tecnologia dei microbracciali neurali rappresenta un passo significativo nell’ambito della medicina bioelettronica, aprendo nuove possibilità per il trattamento di diverse patologie e per l’interazione uomo-macchina. La capacità di controllare gli impulsi nervosi in modo non invasivo e flessibile potrebbe rivoluzionare il trattamento del dolore cronico, il controllo di protesi e il trattamento di altre condizioni neurologiche.