La Voyager 1 torna in piena attività
La sonda spaziale Voyager 1 della Nasa è tornata ad essere pienamente operativa, con tutti e quattro gli strumenti a bordo che misurano le onde del plasma, i campi magnetici e le particelle nello spazio interstellare, che hanno ripreso a trasmettere dati verso la Terra. La sonda si trova attualmente a circa 24 miliardi di chilometri dalla Terra e quest’anno festeggerà 47 anni di attività insieme alla sua gemella, la Voyager 2, un dato che rende i veicoli spaziali Nasa i più longevi e quelli arrivati più lontano da casa.
Il problema tecnico e la soluzione
Il problema tecnico si era verificato il 14 novembre 2023 a causa di un chip di memoria in uno dei computer di bordo, che aveva iniziato a inviare messaggi incomprensibili. Il problema è stato parzialmente risolto lo scorso aprile, quando il team di ingegneri della Voyager presso il Jet Propulsion Laboratory della Nasa ha riscritto il software in modo da evitare di utilizzare il chip danneggiato, ripristinando le comunicazioni con la sonda. Il 19 maggio è stato trasmesso un comando per dire alla Voyager di riprendere a inviare dati scientifici: due strumenti hanno risposto immediatamente, mentre gli altri due hanno richiesto un lavoro aggiuntivo che ha portato al successo.
Il futuro della Voyager 1
I tecnici sperano di riuscire ad estendere la vita della sonda per almeno il prossimo decennio. Se la Voyager 1 riuscisse ad arrivare al 2035, si troverebbe ad una distanza di circa 30 miliardi di chilometri dalla Terra. Saranno necessari ulteriori piccoli aggiustamenti per risolvere tutte le conseguenze causate dal guasto iniziale, come la risincronizzazione del software di cronometraggio dei computer di bordo e la manutenzione del registratore digitale.
Un successo ingegneristico
La riattivazione della Voyager 1 è un grande successo ingegneristico. La sonda, lanciata nel 1977, è stata progettata per una missione di cinque anni, ma continua a operare da quasi mezzo secolo, inviando preziose informazioni dallo spazio interstellare. Questa dimostrazione di longevità e resilienza è un testamento alla brillantezza degli ingegneri della Nasa e alla qualità della progettazione della sonda.