Arresti e accuse contro i manifestanti
Martedì scorso, durante una manifestazione contro le riforme del governo argentino guidato da Javier Milei, sono state arrestate 35 persone. Organizzazioni sociali, parlamentari dell’opposizione e familiari dei detenuti hanno organizzato una protesta per chiedere la loro immediata liberazione, denunciando l’illegalità degli arresti.
Secondo le organizzazioni, le forze dell’ordine avrebbero messo in atto “una vera e propria caccia indiscriminata” nel centro della capitale dopo lo scoppio di alcuni incidenti in piazza davanti al Parlamento. Le accuse rivolte ai detenuti, che vanno dal terrorismo alla sedizione e alla sovversione dell’ordine costituzionale, sono state respinte dal comunicato delle organizzazioni, che sostengono come il governo stia cercando di limitare il diritto di dissenso e di protesta.
Detenuti e presunte irregolarità
Tra i detenuti, alcuni dei quali sono stati trasferiti in veri e propri penitenziari, ci sarebbero persone arrestate a diversi chilometri di distanza dal luogo degli incidenti, passanti, studenti e semplici manifestanti che sostengono di non aver avuto alcuna partecipazione ai disordini.
Diritto di protesta e repressione
L’episodio solleva interrogativi sul rispetto del diritto di protesta in Argentina. È importante garantire la libertà di espressione e di riunione, ma allo stesso tempo è necessario condannare ogni forma di violenza e di danneggiamento della proprietà pubblica o privata. Il governo ha il dovere di mantenere l’ordine pubblico, ma deve farlo in modo proporzionato e senza violare i diritti fondamentali dei cittadini.