Un’indagine storica su un capitolo oscuro
“Donne Pubbliche: Tolleranza e controllo della prostituzione nell’Italia fascista”, edito da Viella, è l’ultima fatica di Annalisa Cegna, docente di storia contemporanea all’Università di Macerata. Il volume, frutto di un’accurata ricerca storica, si addentra in un aspetto poco conosciuto del ventennio fascista: la gestione della prostituzione e la vita delle donne costrette a svolgere questo mestiere.
La Cegna, già autrice di diverse pubblicazioni, ha avviato questa ricerca a partire dai documenti raccolti durante le sue indagini sulle donne rinchiuse nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. Tra questi, ha trovato una serie di testimonianze che offrono uno spaccato preciso della realtà delle case di tolleranza nell’Italia fascista.
Lettere dal passato: voci di dolore e resistenza
Tra i documenti più toccanti, spiccano le lettere scritte dalle stesse prostitute. Una di queste, a firma di Renata M., è particolarmente significativa. In essa, la donna scrive al governo dell’epoca, descrivendo la sua condizione di sfruttamento e la disperazione di dover prostituirsi per provvedere al sostentamento dei suoi fratelli, abbandonati da un padre che non ha mai lavorato e da una madre che ha sempre perdonato i suoi comportamenti.
“Le padrone delle case hanno poca pietà – si legge nella lettera – Deve cessare questo sfruttamento che le padrone ci fanno. È giusto che le padrone delle case di tolleranza mettono le mani addosso e offendono ingiustamente le ragazze? Se io potessi vedere la mia famiglia a posto, smetterei subito questa vita… continuare così è impossibile, preferirei la morte.”
La schiavitù legalizzata e il legame con il presente
Le parole di Renata M. ci offrono un’immagine cruda e realistica della vita nelle case di tolleranza, dove le donne erano costrette a prostituirsi in un regime di schiavitù legalizzata. La Cegna sottolinea come questa realtà, purtroppo, non sia un fenomeno del passato, ma abbia ancora profonde radici nel presente.
“Schiave del sesso che purtroppo abbiamo anche oggi – afferma la docente – Giovani donne vittime delle tratte di essere umani, che raggiungono l’occidente e quindi anche il nostro Paese con il miraggio di un lavoro e invece si ritrovano in strada.”
Tra schiavitù e scelta libera: un dibattito complesso
La Cegna, nel suo lavoro, non si limita a descrivere la realtà storica della prostituzione, ma apre anche un dibattito complesso e attuale sulla natura del lavoro sessuale. Mentre condanna fermamente lo sfruttamento e la tratta di esseri umani, riconosce la possibilità di una scelta libera e consapevole da parte di alcune donne.
“È qualcosa che andrebbe impedito – dice ancora Cegna – Cosa diversa per chi sceglie invece di prostituirsi liberamente. Se una donna – conclude l’autrice – sceglie come professione il sex work, senza alcuna costrizione, ritengo che sia una scelta rispettabile.”
Un’analisi storica con un’eco contemporanea
“Donne Pubbliche” è un libro che non si limita a ricostruire un passato oscuro, ma ci invita a riflettere sulle connessioni tra passato e presente. La Cegna, con la sua analisi, ci ricorda come la schiavitù sessuale sia un problema ancora attuale, e come la lotta per la dignità delle donne e la libertà di scelta sia un impegno che non può essere dimenticato.