L’estradizione di Nazia Shaheen
La madre di Saman Abbas, Nazia Shaheen, ha prestato il proprio consenso all’estradizione in Italia durante la prima udienza tenutasi presso la Corte distrettuale di Islamabad il 31 maggio. La donna, arrestata in Pakistan, è accusata di omicidio e condannata all’ergastolo in primo grado dalla Procura di Reggio Emilia per la morte della figlia 18enne, Saman Abbas, avvenuta a Novellara nel 2021. La notizia è stata confermata da fonti giudiziarie, che hanno anche sottolineato come Nazia Shaheen non abbia richiesto la cauzione durante l’udienza.
Il processo in Italia
Il processo in Italia ha visto la condanna all’ergastolo anche per il marito di Nazia Shaheen, Shabbar Abbas, mentre lo zio della giovane, Danish Hasnain, è stato condannato a 14 anni di reclusione. Il processo ha evidenziato un contesto familiare complesso e segnato da un conflitto generazionale, con Saman che si opponeva al matrimonio combinato che le era stato imposto dai genitori. La sua scomparsa, avvenuta nell’aprile 2021, ha scatenato un’indagine che ha portato all’arresto di diversi membri della famiglia e alla ricostruzione di un tragico scenario di violenza e omicidio.
Un passo avanti per la giustizia
Il consenso all’estradizione di Nazia Shaheen rappresenta un passo avanti importante nel processo di giustizia per la morte di Saman Abbas. La decisione della donna di non opporsi all’estradizione potrebbe accelerare il processo di estradizione e consentire alle autorità italiane di procedere con il processo di appello. La vicenda di Saman Abbas ha suscitato un’ampia eco mediatica, sollevando questioni importanti sulla violenza di genere e sull’integrazione culturale. L’estradizione di Nazia Shaheen potrebbe contribuire a fare luce su questo tragico caso e a garantire che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni.