Le parole di Abdessalem: “Non ho potuto aiutare le donne e i bambini”
“Mi dispiace molto di non aver potuto aiutare gli altri sulla barca, soprattutto le donne e i bambini, ma in quel momento la situazione era terribile. Mi succede spesso di pensare che le persone che sono morte potevano essere i membri della mia famiglia”. Sono le parole di Mohamed Abdessalem, siriano di 26 anni, ritenuto di essere il sesto scafista del caicco Summer Love, naufragato davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro il 26 febbraio 2023 e nel quale hanno perso la vita 94 migranti, tra i quali 35 minori, con un numero imprecisato di dispersi.Si tratta di parole contenute in una dichiarazione presentata al gup del Tribunale di Crotone nel corso della prima udienza del processo con rito abbreviato che vede Abdessalem imputato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio colposo e di morte come conseguenza del delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il ventiseienne era stato arrestato nel dicembre 2023 nel carcere di Lecce dove era detenuto nel contesto dell’operazione ‘Astrolabio’ della Dda della città salentina.
La storia di Abdessalem e la fuga dalla Siria
Nelle sue dichiarazioni Abdessalem racconta la sua storia e il motivo della fuga dalla Siria verso la Turchia tra il 2015 ed il 2016. Precisa di avere rifiutato le proposte di guidare barche di migranti, ma dopo il terremoto in Turchia e Siria ha cambiato idea. “Ho perso casa, lavoro e sicurezza, sono stato costretto ad accettare l’offerta di guidare la barca e fare un altro viaggio”.
Il viaggio fatale e il motore rotto
Il viaggio era proprio quello che poi è finito in tragedia a Steccato di Cutro ed “è iniziato – scrive – dalla Turchia il 20 febbraio 2023. Mi sono ritrovato su una barca molto grande, che mai avevo guidato prima. Dopo diverse ore, il motore di questa grande barca si è fermato e si è rotto. Sono stato costretto a contattare il responsabile del viaggio per informarlo che il motore della grande barca si era fermato e si era rotto”.
Le parole di dolore e la responsabilità
Le parole di Abdessalem, cariche di dolore e di rimpianto, ci ricordano la tragedia umana che si cela dietro i numeri e le statistiche. Il naufragio di Cutro è un evento drammatico che ha scosso l’Italia e il mondo intero, e le parole dello scafista ci invitano a riflettere sulle responsabilità di tutti coloro che sono coinvolti nel traffico di esseri umani. È fondamentale che la giustizia faccia il suo corso, ma è altrettanto importante che si lavori per prevenire tragedie come questa, affrontando le cause profonde della migrazione e garantendo sicurezza e dignità a tutti coloro che cercano una vita migliore.