Musk trionfa al voto, ma il giudice ha l’ultima parola
Elon Musk ha annunciato su X, la piattaforma di social media di sua proprietà, che i voti a favore del suo maxi-compenso da 56 miliardi di dollari sono avanti di un “ampio margine”. La notizia ha spinto i titoli di Tesla a Wall Street, con un guadagno superiore al 7%.
Nonostante l’ottimismo di Musk, non c’è ancora alcuna comunicazione ufficiale e non è chiaro quando i risultati del voto saranno resi noti. Il voto, considerato un referendum su Musk, era stato indetto per decidere se approvare il compenso di 56 miliardi di dollari promesso al miliardario nel 2018 a fronte di obiettivi ambiziosi, per molti irraggiungibili.
Musk ha raggiunto i target fissati, e per questo, secondo i suoi sostenitori, merita quanto gli era stato promesso. Il compenso di Musk, strutturato nel 2018, era legato alla performance di Tesla e al raggiungimento di una capitalizzazione di 650 miliardi di dollari in 10 anni. Il miliardario avrebbe ricevuto stock option in 12 tranche, ognuna delle quali sarebbe scattata al raggiungimento di due obiettivi intermedi in termini di valore di mercato e ricavi o profitti.
La prima tranche è scattata quando Tesla ha raggiunto i 100 miliardi di dollari di capitalizzazione e 1,5 miliardi di ebitda, il margine operativo lordo. Da allora Tesla è divenuta una delle società di maggior valore al mondo.
Un compenso record che divide gli investitori
Il maxi-compenso di Musk ha suscitato un dibattito acceso tra gli investitori. Il fondo sovrano norvegese e il fondo pensione della California Calpers si sono detti contrari, definendolo “senza senso”. Altri investitori istituzionali, come Ark Fund, si sono schierati a favore, sostenendo che Musk non è un amministratore delegato ordinario e va ricompensato per i suoi successi.
I sostenitori del compenso sostengono che il contratto firmato nel 2018 va onorato, e che l’intromissione della giustizia, con il giudice del Delaware che ha bocciato il compenso, è uno schiaffo al capitalismo. Invitano i contrari a leggere bene il contratto e a fare i conti dei loro guadagni con gli investimenti in Tesla.
Il giudice ha l’ultima parola
Nonostante il risultato del voto, la parola finale sull’assegno da 56 miliardi di dollari a Musk non è quella degli azionisti. L’esito del voto sarà infatti sottoposto al giudice che lo ha già bocciato e che è chiamato a certificare il risultato in un senso o nell’altro. Il giudice dovrà valutare la legittimità del compenso e la sua conformità con le leggi e i regolamenti vigenti.
Un caso che pone interrogativi sul futuro del capitalismo
Il caso del maxi-compenso di Elon Musk solleva importanti interrogativi sul futuro del capitalismo. È giusto che un amministratore delegato possa ricevere un compenso così elevato, anche se legato a risultati straordinari? Qual è il ruolo della giustizia nel regolare le relazioni tra aziende e investitori? Queste domande non hanno risposte facili e il dibattito è destinato a continuare.