La sentenza della Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato l’ergastolo per Alessandro Maja, il geometra samaratese che nel maggio 2022 uccise a martellate la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia, di soli 16 anni, riducendo in fin di vita il figlio Nicolò. La sentenza definitiva arriva dopo il rigetto del ricorso presentato dai legali di Maja, che aveva già ricevuto la condanna in primo grado dalla Corte d’Assise del tribunale di Busto Arsizio e in secondo grado dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano.
La Suprema Corte ha confermato in via definitiva il fine pena mai per Maja, reo confesso del terribile delitto. Confermate anche tutte le pene accessorie e i risarimenti nei confronti delle vittime della tragedia, a cominciare da Nicolò che, a causa delle gravissime ferite inflittegli dal padre nel sonno, sta affrontando un lungo percorso fatto di interventi e riabilitazione per riuscire a riprendersi.
Il commento dell’avvocato di parte civile
“Per la famiglia Pivetta e per Nicolò si tratta di un sollievo”, spiega l’avvocato Stefano Bettinelli, legale di parte civile. “L’iter giudiziario è finalmente terminato. Ed è terminato con la giusta pena per ciò che ha commesso Maja. I miei assistiti hanno sempre e solo chiesto giustizia. Quanto stabilito dalla Cassazione è il massimo che la giustizia possa restituire davanti a un fatto in realtà irrisarcibile dal punto di vista affettivo e umano.”
Un caso che ha sconvolto l’Italia
Il caso Maja ha sconvolto l’Italia, non solo per la crudeltà del delitto, ma anche per la giovane età della vittima e per la gravità delle ferite riportate da Nicolò. La sentenza della Cassazione, pur non potendo restituire la vita alle vittime, rappresenta un punto fermo per la famiglia e per la comunità. Il caso Maja, inoltre, pone ancora una volta al centro del dibattito pubblico il tema della violenza domestica e la necessità di prevenzione e di sostegno alle vittime.