L’Ue alza i dazi sulle auto elettriche cinesi
La Commissione Europea ha deciso di aumentare i dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi, arrivando fino al 48,1%, per contrastare la concorrenza sleale che, secondo Bruxelles, è sostenuta dai sussidi pubblici cinesi. La misura, che entrerà in vigore a inizio luglio, è stata giustificata dal vicepresidente della Commissione Europea con la delega al Commercio, Valdis Dombrovskis, con la necessità di garantire una "concorrenza leale".
La Cina ha subito accusato l’Ue di protezionismo, affermando che l’Unione "ha ignorato i fatti e le regole del Wto" e che la Cina ha raggiunto il vantaggio nei veicoli elettrici con "concorrenza aperta". Anche all’interno dell’Ue la misura ha incontrato resistenze, con la Germania in prima linea a chiedere un ridimensionamento dei dazi e la Svezia che si è detta nettamente contraria.
Le reazioni degli stati membri
La Germania, da settimane in pressing sull’esecutivo comunitario, ha espresso la sua preoccupazione per le possibili conseguenze negative sui rapporti commerciali con la Cina. "Non abbiamo bisogno di altri ostacoli nel commercio", ha dichiarato il portavoce del cancelliere Olaf Scholz, invitando la Commissione ad aprire un dialogo con Pechino.
L’Ungheria ha definito il piano "eccessivamente protezionistico", mentre l’Italia, con il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha accolto con "soddisfazione" l’annuncio, sottolineando la necessità di tutelare la produzione europea e riaffermare l’industria automobilistica italiana.
Stellantis, azienda automobilistica globale, ha espresso la sua convinzione nella "concorrenza libera e leale" e ha dichiarato di non sostenere misure che contribuiscono alla frammentazione del mondo.
Le nuove tariffe e le possibili conseguenze
I dazi aggiuntivi europei, che arriveranno fino al 38,1%, saranno applicati in modo differenziato a seconda del produttore. Byd dovrà affrontare un dazio del 17,4%, Geely del 20% e Saic del 38,1%. Le case che hanno collaborato all’indagine, anche le grandi aziende europee che producono in loco, subiranno un dazio aggiuntivo del 21%, mentre per quelle che non hanno collaborato la tariffa sarà del 38,1%.
Tesla, il colosso dell’elettrico di Elon Musk, ha richiesto tariffe ad hoc e inferiori per la sua produzione a Shanghai. La Commissione europea, tuttavia, ha affermato che l’indagine è stata condotta in modo rigoroso e a prova di Wto.
Le nuove tariffe dovrebbero entrare formalmente in vigore a inizio luglio, anche se l’indagine proseguirà fino a inizio novembre, quando i dazi diventeranno definitivi. L’Ue stima che in tre anni la quota di mercato dei veicoli elettrici cinesi sia passata dal 3,9 al 25% nell’Ue e vede un rischio dalla concorrenza sleale cinese che può costare 2,5 milioni di posti di lavoro in Europa, con un indotto di altri 10,3 milioni di posti.
Le possibili reazioni della Cina
Tutti gli occhi sono ora puntati sulle possibili reazioni della Cina, che ha annunciato recentemente un’indagine per dumping sul brandy europeo, soprattutto francese. Proprio la Francia è però tra i Paesi a spingere maggiormente per l’innalzamento dei dazi sui veicoli elettrici cinesi.
Oggi Pechino applica tariffe alla dogana del 15% sui veicoli europei. Un mese fa gli Usa hanno annunciato un aumento dal 25 al 100% dei dazi sui veicoli elettrici cinesi.
Un gioco a somma zero?
La decisione dell’Ue di aumentare i dazi sulle auto elettriche cinesi è un segnale chiaro della crescente tensione commerciale tra le due potenze. Questa misura, seppur giustificata dalla necessità di garantire una concorrenza leale, rischia di alimentare una spirale protezionistica che potrebbe danneggiare l’economia globale. È importante che le due parti trovino un terreno comune per risolvere le loro divergenze e promuovere un commercio aperto e reciprocamente vantaggioso.