Protesta a Milano: vernice rossa su JP Morgan Chase
L’ingresso della sede milanese di JP Morgan Chase è stato preso di mira da tre attivisti di ‘Palestina Libera’ e ‘Ultima Generazione’. I manifestanti hanno coperto la facciata dell’edificio con vernice rossa, definendola ‘color sangue’, in segno di protesta contro il ruolo della banca nel conflitto israelo-palestinese.
Dopo l’azione, gli attivisti hanno esposto uno striscione con la scritta ‘Palestina Libera’, ribadendo la loro posizione contro la complicità della banca con Israele.
Le accuse degli attivisti
Gli attivisti hanno spiegato le motivazioni della loro protesta, accusando JP Morgan Chase di finanziare aziende israeliane coinvolte nel conflitto con la Palestina. Hanno definito queste aziende ‘responsabili del genocidio in Palestina’, sottolineando la loro critica al ruolo della banca nel sostenere azioni che considerano illegittime.
Inoltre, hanno accusato l’Italia di essere complice nel conflitto, evidenziando l’invio di armi ad Israele. Hanno citato i documenti doganali come prova del continuo invio di armi, contraddicendo le dichiarazioni del Ministro degli Esteri Antonio Tajani che aveva negato l’invio di armi dopo il 7 ottobre.
La complessità del conflitto israelo-palestinese
La protesta di ‘Palestina Libera’ e ‘Ultima Generazione’ pone l’attenzione sul complesso e controverso conflitto israelo-palestinese. La questione del finanziamento di aziende israeliane da parte di istituzioni finanziarie internazionali è un tema delicato, che suscita dibattiti e controversie. La scelta di protestare con azioni dirette, come la vernice rossa sulla sede di JP Morgan Chase, evidenzia la frustrazione e la rabbia di alcuni gruppi che si battono per la pace e la giustizia in Palestina. È importante analizzare le diverse prospettive e le posizioni in gioco per comprendere la complessità del conflitto e le sfide per la sua risoluzione.