D’Alessandro: “Mi assumo la responsabilità politica”
Il presidente regionale di Italia Viva in Abruzzo, Camillo D’Alessandro, si assume la responsabilità politica del risultato sotto le aspettative a Pescara, nonostante Gianluca Fusilli, in pochissimo tempo, sia riuscito a prendere un consenso maggiore della lista che lo ha sostenuto.
“Lui non poteva fare di più, i partiti che hanno dato vita a ‘Stati Uniti d’Europa’, invece, dovevano fare di più”, afferma D’Alessandro in una nota, commentando il risultato di Fusilli, che si è fermato all’1,73%. “Per noi si apre una lunga riflessione che investe la nostra ragion d’essere a partire dal livello nazionale. La storia insegna, dalla crisi del centro politico italiano nacque e si affermò La Margherita, lo spazio c’è, quello spirito non lo vedo ancora”.
Critiche alla strategia dei partiti
D’Alessandro critica la strategia dei partiti che hanno dato vita a ‘Stati Uniti d’Europa’, affermando che si è voluto bruciare il patrimonio delle regionali e che la divisione del campo dell’alternativa ha favorito il centrodestra.
“Masci vince al primo turno per lo 0,95%, nonostante si sia attestato oltre il 2% sotto le sue liste. A Pescara si è voluto bruciare il patrimonio delle regionali – prosegue la nota di D’Alessandro – Un sinedrio di pochi, fatto di pacche sulle spalle, ha scelto il candidato sindaco, ha rifiutato le primarie, ha messo e accettato veti, dividendo ciò che era stato unito solo pochi mesi prima con D’Amico. Un gigantesco regalo a Masci che in campagna elettorale ha ripetuto come un mantra un dato di verità: il centrodestra unito per la seconda volta, il campo dell’alternativa diviso per la seconda volta. E a dividere cinque anni fa fu proprio Costantini, al grido mai ‘con questo Pd’. Cinque anni dopo il ‘mai’ si è spostato a ‘Stati uniti d’Europa’ e ad ‘Azione’, perché altrimenti Conte non avrebbe dato l’assenso ai 5Stelle di stare in coalizione. Spettacolare: abbiamo detto agli abruzzesi di non votare Marsilio perché di Roma, poi abbiamo fatto decidere a Conte dalla Puglia su Pescara”.
D’Alessandro: “Non mentiamo e non rinunciamo alla politica”
“Io non ho mai visto un candidato, nel giro di 24 ore, lasciare il suo partito, che lo aveva finanche proposto candidato presidente di Regione, lasciarlo e metterlo anche fuori dalla coalizione. Un sinedrio ha scelto, Pescara ha deciso. Veramente qualcuno poteva immaginare un risultato diverso? Secondo questa strategia, noi avremmo dovuto mentire ai pescaresi: nasconderci dentro le civiche e, il giorno dopo l’elezione, mettere la bandierina. Noi non mentiamo e soprattutto non rinunciamo alla politica. Chi ha in odio il tempo non può fare politica”.
Riflessioni su D’Amico
D’Alessandro conclude la sua analisi con alcune riflessioni su D’Amico: “Alle regionali è stato tutto, ma alle comunali e alle europee si è fatto da parte facendosi rimpicciolire nelle dinamiche che hanno diviso la sua coalizione. C’è bisogno del D’Amico delle regionali, non di quello che sale solo su alcuni palchi”.
La divisione del campo dell’alternativa come fattore chiave
L’analisi di D’Alessandro evidenzia un punto cruciale: la divisione del campo dell’alternativa ha favorito il centrodestra, permettendo a Masci di vincere al primo turno. Questa divisione, frutto di una serie di scelte strategiche e di veti reciproci tra i partiti, ha indebolito l’opposizione e ha consentito al centrodestra di presentarsi unito e compatto. Questo scenario solleva un interrogativo fondamentale: quanto pesa la strategia politica nella determinazione del risultato elettorale? E in che misura la divisione e la mancanza di un’unica visione possono portare alla sconfitta, anche quando il candidato è popolare e capace? La risposta a queste domande è complessa e richiede una profonda riflessione sul futuro della politica in Italia.