Sergio: “Bortone non è stata punita, ma non si può dire cose contro l’azienda”
L’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, ha ribadito la sua posizione sul caso Serena Bortone, la conduttrice di ‘Che Sara’ che ha denunciato sui social la mancata messa in onda del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile. Sergio ha affermato che Bortone “non è stata punita”, ma ha anche sottolineato che “a nessun dipendente di nessuna azienda sarebbe consentito di dire cose contro l’azienda in cui lavora”.
Il senatore del Pd, Francesco Verducci, ha definito le parole di Sergio “frasi vergognose”, accusandolo di arroganza e censura. “È l’arroganza di un potere che è diventato censura e intimidazione”, ha detto il parlamentare. Verducci ha anche ricordato le uscite social di Sergio contro l’azienda Rai e contro il suo collega direttore Andrea Vianello, sostenendo che per l’Ad vale tutto, mentre altri vengono licenziati.
Sergio nega la censura e la ‘TeleMeloni’: “Nessuna epurazione, tutti sono andati via per scelta”
Sergio ha negato qualsiasi censura sul caso Scurati, spiegando che aveva inviato un messaggio WhatsApp a Bortone invitandola a mandare in onda il monologo e che lo scrittore ha scelto di non partecipare solo perché non veniva pagato. Ha anche smentito le voci su una riduzione per punizione delle puntate del programma di Bortone, assicurando che i palinsesti per la prossima stagione saranno presentati ai vertici la prossima settimana.
L’Ad ha anche smentito l’esistenza di una ‘TeleMeloni’, definendola “Teleopposizioni”. Ha sostenuto che, secondo l’Osservatorio di Pavia, nella sua gestione c’è stato un equilibrio correttissimo e che nessuna epurazione è stata fatta: da Fabio Fazio ad Amadeus, tutti sono andati via per propria scelta. Anche Lucia Annunziata, che ha lasciato l’azienda in polemica con la deriva politica dei vertici, è ora candidata alle europee per il Pd. Sergio ha affermato che “era chiaro che già all’epoca il suo obiettivo era quello” e che l’ha accompagnata all’uscita “nella maniera più garbata possibile”.
Il futuro di Sergio e il patto della staffetta con Rossi
Sergio ha infine confermato che il patto della staffetta con il direttore generale Giampaolo Rossi resta in piedi e che i due si scambieranno i ruoli dopo le elezioni europee senza “nessun problema”.
Il caso Bortone e le dichiarazioni di Sergio hanno riacceso il dibattito sulla libertà di stampa e la gestione politica della Rai. Il Pd ha accusato l’Ad di censura e di intimidazione, mentre Sergio ha negato qualsiasi accusa e ha ribadito la sua linea di difesa. Resta da vedere come si evolverà la vicenda e quali saranno le conseguenze per Bortone e per l’azienda.
Considerazioni
Le dichiarazioni di Sergio sul caso Bortone sollevano diverse questioni. Da un lato, è comprensibile che un’azienda voglia tutelare la propria immagine e impedire ai dipendenti di diffondere informazioni negative. Dall’altro, è importante garantire la libertà di parola e il diritto di critica. In questo caso, è difficile stabilire se l’azione di Bortone sia stata effettivamente un atto di disobbedienza o se si sia trattato di una legittima espressione di dissenso. La vicenda evidenzia la delicatezza del rapporto tra dipendenti e aziende, soprattutto in un settore come quello della comunicazione, dove la libertà di pensiero e di espressione sono fondamentali. È importante che la Rai, come qualsiasi altra azienda, trovi un equilibrio tra la tutela della propria immagine e il rispetto dei diritti dei propri dipendenti.