La sentenza del Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato ha condannato il Ministero dell’Interno a riconoscere un ulteriore risarcimento di 140mila euro alla famiglia di un vigile del fuoco triestino, S. G., deceduto nel 2008 a due anni e mezzo dalla diagnosi di mesotelioma pleurico correlato all’esposizione ad amianto. La sentenza, resa nota dall’Osservatorio nazionale amianto (ONA), conclude una lunga vicenda giudiziaria che ha visto il Ministero ammettere il legame tra l’esposizione all’asbesto e la malattia, ma solo dopo una lunga battaglia legale.
La vicenda giudiziaria
L’uomo, che aveva prestato servizio per 34 anni al Comando di Trieste, era stato esposto a livelli elevati di fibre di amianto durante il suo lavoro, quando la prassi prevedeva l’utilizzo di “guanti e tute antincendio in amianto”. Dopo la diagnosi di mesotelioma pleurico, la famiglia ha avviato un’azione legale davanti al Tribunale di Trieste, che ha riconosciuto il legame tra l’esposizione all’asbesto e la malattia, attribuendo allo stato lo status di “vittima del dovere”. Il Ministero dell’Interno, dopo aver inizialmente contestato il collegamento, è stato costretto ad ammetterlo e a riconoscere un indennizzo di 230mila euro. Tuttavia, la famiglia ha poi richiesto un ulteriore risarcimento, che è stato accolto dal Tar del Friuli Venezia Giulia nel 2020.
Il ricorso al Consiglio di Stato
Il Ministero dell’Interno ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, chiedendo la sospensione della condanna. La richiesta è stata però rigettata e la sentenza del Tar è diventata definitiva. Questo significa che il Ministero è ora obbligato a versare alla famiglia del vigile del fuoco il risarcimento di 140mila euro, oltre all’indennizzo già riconosciuto.
L’importanza della sentenza
Secondo l’ONA, la sentenza è destinata a “scoperchiare il vaso di Pandora di un fenomeno epidemico di mesoteliomi e altre malattie asbesto-correlate tra il personale del Dipartimento dei Vigili del Fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile”. Il presidente dell’ONA, avv. Ezio Bonanni, ha sottolineato che l’esposizione all’amianto è avvenuta senza adeguata informazione, formazione e strumenti di prevenzione, con l’utilizzo di guanti e tute in amianto durante gli interventi per incendi ed eventi sismici, e per il contatto con le macerie.
La responsabilità dello Stato
La sentenza del Consiglio di Stato rappresenta un importante precedente per la tutela dei lavoratori esposti all’amianto. Lo Stato ha il dovere di garantire la sicurezza dei propri dipendenti, fornendo loro adeguate informazioni, formazione e strumenti di prevenzione per evitare l’esposizione a sostanze pericolose come l’amianto. Questa sentenza dimostra che la mancanza di attenzione alla sicurezza sul lavoro può avere conseguenze drammatiche e che lo Stato è responsabile per le conseguenze delle proprie omissioni.