Un’industria da milioni
L’incubo degli automobilisti italiani, gli autovelox, continuano a garantire entrate milionarie alle amministrazioni locali, e dal Salento alle Dolomiti si moltiplicano le anomalie circa l’uso degli strumenti di rilevazione automatica della velocità. Un’industria da milioni, che solleva dubbi sulla reale priorità della sicurezza stradale.
Secondo Assoutenti, che ha analizzato i dati sui proventi delle sanzioni stradali pubblicati dal Ministero dell’Interno, il caso più eclatante è quello di Colle Santa Lucia (BL), un piccolo comune delle Dolomiti con poco più di 350 abitanti, che ha incassato nel triennio 2021-2023 la bellezza di 1.265.822 euro grazie all’unico autovelox installato sul proprio territorio, l’equivalente di 3.616 euro a cittadino residente.
Anche i comuni del Salento si distinguono per i loro incassi milionari. Nel 2023, solo 4 comuni (Galatina, Trepuzzi, Cavallino e Melpignano) hanno incassato oltre 8,7 milioni di euro grazie agli autovelox. La strada statale 372 Telesina, che da Caianello porta a Benevento, è notoriamente disseminata di autovelox e ha fruttato 2,3 milioni di euro a soli 3 comuni (Puglianello, Castelvenere e Torrecuso). La via Flacca, che attraversa il litorale del sud laziale, ha invece generato 2.177.914 euro per il comune di Terracina, 506.886 euro per Formia e 365.326 euro per Gaeta.
Anche in Veneto, gli autovelox hanno garantito entrate consistenti: 3.486.863 euro al comune di Cittadella (PD), 1.630.297 euro a Cadoneghe (PD), 1.547.812 euro a Giacciano Con Baruchella (RO), 1.306.311 euro a Bagnolo Di Po (RO), 1.085.383 euro ad Arsiè (BL), 1.044.070 a Tribano (PD).
Nuove regole per gli autovelox: un passo avanti o un contentino?
Di fronte a questi dati, il governo ha deciso di intervenire con una nuova normativa che dovrebbe limitare l’uso degli autovelox. “Nei punti pericolosi continueranno ad essere installati”, ha spiegato il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, “Gli autovelox furbetti, a ripetizione sugli stradoni o dietro l’albero, che sono una tassa occulta, non potranno più essere installati. Il sindaco dovrà giustificare per motivi di sicurezza perché quell’autovelox è stato installato. Perché sono una rovina.”
La nuova normativa, se applicata correttamente, potrebbe contribuire a ridurre il numero di autovelox installati solo per generare entrate. Tuttavia, resta il dubbio se sia sufficiente a garantire la sicurezza stradale o se sia solo un contentino per arginare il fenomeno degli autovelox ‘furbetti’.
La sicurezza stradale è davvero al primo posto?
La sicurezza stradale dovrebbe essere la priorità assoluta, ma i dati sugli incassi degli autovelox suggeriscono che non sempre è così. La concentrazione di autovelox in alcuni punti, spesso non particolarmente pericolosi, alimenta il sospetto che la vera motivazione non sia la sicurezza, ma il mero incasso. L’uso degli autovelox come ‘bancomat’ non solo crea disagio e frustrazione agli automobilisti, ma rischia di minare la fiducia nel sistema e di distogliere l’attenzione da interventi più efficaci per migliorare la sicurezza stradale.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di investire in infrastrutture sicure, in campagne di sensibilizzazione e in sistemi di controllo più intelligenti, che non si limitino a punire, ma che contribuiscano a prevenire gli incidenti.
Considerazioni personali
La questione degli autovelox è complessa e non priva di controversie. Da un lato, è innegabile che gli autovelox siano uno strumento efficace per limitare la velocità e quindi ridurre il numero di incidenti. Dall’altro, è altrettanto evidente che l’uso indiscriminato e spesso ‘furbo’ di questi apparecchi alimenta un senso di sfiducia nel sistema e rischia di distogliere l’attenzione da interventi più efficaci per migliorare la sicurezza stradale. La nuova normativa del governo è un passo nella giusta direzione, ma è fondamentale che venga applicata con rigore e che le amministrazioni locali siano incentivate a investire in soluzioni più efficaci e sostenibili per la sicurezza stradale.