L’attualità del pensiero di Matteotti
A cento anni dal delitto di Giacomo Matteotti, l’eroe solitario che fece vacillare il regime fascista, la figura del leader dei socialisti riformisti torna a essere al centro del dibattito pubblico. L’attualità del suo pensiero, oltre il cliché del martire, è evidenziata dallo storico Mimmo Franzinelli, autore di ‘Matteotti e Mussolini. Vite parallele dal socialismo al delitto politico’ (Mondadori). Franzinelli sottolinea come la figura di Matteotti, seppur inattuale per la situazione politica odierna, rappresenti un faro di riferimento per i valori e gli obiettivi di fondo che lo animavano.
Tra i valori più importanti che Matteotti incarnava, Franzinelli cita il suo ferreo e totale antimilitarismo di principio, la convinzione che la guerra sia la cosa peggiore che possa capitare. L’attualità di questo pensiero è evidente nel contesto internazionale attuale, con i conflitti in corso che si dimostrano non solo improduttivi ma dannosi in massimo grado. Matteotti, secondo Franzinelli, è stato un alfiere del senso di dignità e di umanità, valori che i fascismi che scaturiscono dai conflitti calpestano.
Un altro aspetto cruciale del pensiero di Matteotti è il suo afflato pedagogico, che lo portò, nel 1920 in provincia di Rovigo, a organizzare corsi di diritto amministrativo per i lavoratori precari. Questa esperienza, che testimonia l’impegno di Matteotti per la crescita culturale delle masse, venne interrotta e distrutta dallo squadrismo nel giro di un anno.
Matteotti: oltre il mito
Franzinelli sottolinea come il ricordo di Matteotti si sia sedimentato nel cliché della vittima innocente, del martire, dell’idealista. Secondo lo storico, questa visione è superficiale e non coglie la complessità del personaggio. Franzinelli si è impegnato a toglierlo dal mito, presentandolo in tutta la sua complessità, evidenziando la consapevolezza di Matteotti di avviarsi verso una sconfitta politica epocale, ma senza rinunciare al suo diritto di tribuna. Anzi, accentuando il suo impegno, consapevole di quanto gli sarebbe capitato.
Il discorso del 30 maggio 1924 alla Camera dei Deputati, in cui Matteotti contestava i risultati delle elezioni del 6 aprile, è emblematico del suo coraggio e della sua determinazione. Subito dopo il discorso, Matteotti, guardando desolato i suoi compagni, avrebbe detto: “Ho fatto la mia parte, adesso preparate il mio discorso funebre”.
Il senso dell’ultimo discorso di Matteotti
L’ultimo discorso di Matteotti è un atto di coraggio e di resistenza contro il regime fascista. Mussolini aveva preparato con molta accortezza le elezioni politiche per inaugurare una legislatura nuova, che doveva essere fascistissima. Matteotti, acerrimo nemico del fascismo, osa guastargli la festa, contestando il risultato delle elezioni. Questa sfida al potere fascista porta alla decisione di eliminarlo.
Franzinelli ritiene infondata la tesi della cosiddetta pista affaristica, la Sinclair Oil, che avrebbe avuto come obiettivo ottenere concessioni petrolifere sul territorio italiano. Secondo lo storico, questa tesi è stata diffusa da un giornale fascista per depotenziare il carattere squisitamente politico del delitto Matteotti.
Matteotti: un leader moderno?
Soprannominato “tempesta” dai compagni di partito per il suo carattere intransigente, Matteotti può essere considerato un leader moderno? Il soprannome è indicativo della passione, del fervore, della tenacia e dell’ostinazione nei suoi discorsi, che si distinguono da quelli odierni, spesso basati su battute e attacchi personalisti.
Matteotti era un uomo di principi, che si batteva contro la retorica nazionalista, il cui termine “Nazione” veniva utilizzato da Mussolini e D’Annunzio per legittimare l’intervento nella Grande Guerra e poi per preparare le avventure imperialiste coloniali. Per Matteotti, la Patria non aveva confini e includeva il mondo del lavoro.
Il rischio del dimenticatoio
Per le celebrazioni del centenario del delitto Matteotti, viene riaperta la casa-museo a Fratta Polesine (Rovigo). Franzinelli, però, esprime il timore che la figura di Matteotti cada nel dimenticatoio dopo l’11 giugno. Lo storico si preoccupa che sotto l’ombrello dell’anniversario possano rinascere interpretazioni fasulle, come quella che vorrebbe Mussolini vittima del delitto. Franzinelli si batte contro questa riconciliazione della memoria e si schiera per la differenziazione di ruoli, obiettivi e metodi politici.
Un’eredità da non dimenticare
A cento anni dal delitto di Matteotti, la sua eredità di valori e di impegno civile è più attuale che mai. In un’epoca di crescente polarizzazione politica e di ritorno di ideologie populiste e nazionaliste, il suo esempio ci ricorda l’importanza della lotta per la giustizia sociale, per la pace e per la difesa dei diritti umani. È fondamentale non dimenticare la sua storia e il suo coraggio, per continuare a lottare per un mondo più equo e democratico.