L’accusa e l’assoluzione
Due ultras bianconeri sono stati assolti con formula piena dal Tribunale di Milano dall’accusa di aver fatto il saluto romano e intonato il coro fascista ‘me ne frego’ prima della partita di calcio Milan-Juve dell’8 ottobre 2022. L’accusa, basata sull’articolo 2 della legge Mancino del ’93, che punisce la “discriminazione” e i “crimini d’odio”, era stata contestata sulla base di un’imputazione che li accusava di aver messo in atto “manifestazioni esteriori proprie ed usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti e gruppi di ideologia fascista”.
La difesa, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Spinelli e Alan Felice, ha invece sostenuto che, alla luce del principio elaborato dalla Suprema Corte, non vi erano elementi da cui poter ricavare un concreto pericolo di riorganizzazione del partito fascista, come richiesto dalle motivazioni del verdetto della Cassazione. La sentenza è stata emessa ieri dall’ottava penale (giudice Orsola De Cristofaro) e le motivazioni saranno depositate nei prossimi giorni.
Il dibattito sulla legge Mancino
La sentenza ha riaperto il dibattito sulla difficile interpretazione della legge Mancino in relazione ai saluti romani. La difesa ha sostenuto che i due imputati erano semplicemente tifosi di calcio e che la loro condotta non aveva finalità politiche o commemorative del disciolto partito fascista. Inoltre, non vi era alcuna prova di incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, come previsto dalla legge Mancino.
La sentenza, che si basa sulle recenti motivazioni della Cassazione, potrebbe avere un impatto significativo sull’applicazione della legge Mancino in casi simili. La Cassazione ha infatti stabilito che il saluto romano non è di per sé un reato, ma deve essere valutato in relazione al contesto e all’intenzione di chi lo esegue. In altre parole, il saluto romano è reato solo se finalizzato a riorganizzare il partito fascista o a incitare alla violenza.
L’importanza del contesto
La sentenza evidenzia l’importanza del contesto nella valutazione di comportamenti che possono essere interpretati come espressione di ideologie fasciste. Il Tribunale di Milano ha ritenuto che, nel caso specifico, il saluto romano e il coro intonato dai due ultras non fossero finalizzati a riorganizzare il partito fascista o a incitare alla violenza. La loro condotta è stata interpretata come un’espressione di fanatismo calcistico, priva di un significato politico o ideologico.
La sentenza, tuttavia, non chiude il dibattito sull’applicazione della legge Mancino in casi simili. La legge Mancino è stata concepita per contrastare la discriminazione e l’odio, ma la sua applicazione in casi come quello dei due ultras bianconeri è complessa e richiede un’attenta valutazione del contesto e delle intenzioni degli autori.
Considerazioni
La sentenza del Tribunale di Milano solleva importanti questioni sul ruolo del diritto penale nel contrastare l’apologia del fascismo. La difficoltà di interpretazione della legge Mancino, come dimostrato da questo caso, mette in luce la necessità di un dibattito pubblico sul ruolo della memoria storica e sulla lotta contro ogni forma di discriminazione e violenza. La sentenza, pur assolvendo i due ultras, dovrebbe servire come monito per tutti: il fascismo non è un gioco e la sua apologia non può essere tollerata. La memoria storica è fondamentale per evitare che il passato torni a ripetersi.