Flick: La separazione delle carriere non risolve i problemi della giustizia penale
Il giurista Giovanni Maria Flick, in un’intervista all’ANSA, ha espresso forti dubbi sulla riforma della giustizia approvata dal Consiglio dei Ministri, in particolare sulla proposta di separazione delle carriere tra magistrati requirenti e giudicanti.
Flick ha affermato che la modifica costituzionale non risolverà i problemi della giustizia penale, e ha sollevato dubbi sulla sua effettiva utilità nel trovare soluzioni alle sfide attuali del sistema giudiziario.
"Il dibattito sulla separazione delle carriere è estremamente polarizzato, alla luce del contesto della campagna elettorale", ha detto Flick, sottolineando la necessità di un’analisi più approfondita della questione.
Il problema non è la separazione delle carriere, ma l’abuso di potere da parte di alcuni magistrati
Secondo Flick, il problema principale non è la separazione delle carriere, ma l’abuso di potere da parte di alcuni magistrati requirenti.
"Il problema principale dell’esercizio delle funzioni requirenti è costituito dalle iniziative che in concreto vengono assunte da taluni pubblici ministeri, nell’applicazione dei poteri e delle facoltà previsti dalle norme processuali", ha spiegato Flick, citando come esempi l’abuso delle richieste di custodia cautelare, il ricorso ad iniziative di indagine invasive e lo sconfinamento del magistrato penale nell’ambito del merito amministrativo e politico.
Flick ha sottolineato che questi problemi non si risolvono istituendo un Csm separato per i magistrati requirenti, e ha sollevato dubbi sulla possibilità che questa soluzione possa addirittura consolidare una logica autoreferenziale nel pubblico ministero.
Flick: La formazione dei magistrati requirenti e il rispetto delle norme processuali sono cruciali
Flick ha invece suggerito di intervenire sulla formazione pratica del magistrato requirente e sulla necessità del rispetto delle norme processuali, che già prevedono l’obbligo per il pubblico ministero di ricercare e tenere conto delle prove a discarico.
"Mi chiedo anzi se la previsione di un Csm per la sola funzione requirente non rischia di portare ad un consolidamento di quella logica autoreferenziale che spesso motiva le iniziative del pubblico ministero", ha detto Flick.
Flick: La composizione del Csm e l’istituzione di un’Alta Corte disciplinare
Flick ha anche espresso la sua opinione sulla composizione del Csm, sostenendo che è opportuno mantenere la stessa composizione e proporzione tra togati e laici, con prevalenza della quota dei magistrati, trattandosi di organi di autogoverno della magistratura.
Inoltre, ha proposto l’istituzione di un’autonoma Alta Corte che eserciti la giurisdizione disciplinare, viste le vicende pregresse e la necessità di preservare l’autorevolezza dell’ordine magistratuale.
La separazione delle carriere non è in contrasto con il principio di separazione dei poteri
In conclusione, Flick ha ribadito che la separazione delle carriere come tale non appare in contrasto con il principio della separazione dei poteri, come già rilevato dalla Corte costituzionale.
"La separazione delle carriere come tale – al di là di quello che possa essere in futuro il ‘destino’ di un pubblico ministero distaccato dal giudicante o di cui si tema un condizionamento politico nell’esercizio delle sue funzioni – non appare in contrasto con il principio della separazione dei poteri", ha affermato Flick.
Riflessioni sulla riforma della giustizia
La proposta di separazione delle carriere è un tema controverso che solleva importanti interrogativi sulla giustizia italiana. Le parole di Flick evidenziano la necessità di un’analisi approfondita dei reali problemi del sistema giudiziario e di una riflessione critica sulle soluzioni proposte. È importante considerare non solo l’organizzazione delle carriere, ma anche la formazione dei magistrati e la necessità di garantire un’applicazione rigorosa delle norme processuali. La separazione delle carriere potrebbe non essere la soluzione definitiva, ma è necessario un dibattito aperto e costruttivo per trovare soluzioni efficaci che garantiscano una giustizia equa e indipendente.