Rissa sfiorata in Aula
L’esame della riforma del premierato al Senato è stato interrotto da un’accesa discussione che ha sfiorato la rissa. Il senatore di Fratelli d’Italia Roberto Menia si è scagliato contro i banchi delle minoranze, affrontato da Marco Croatti del M5s. L’episodio è stato fermato dall’intervento di commessi e colleghi. Le opposizioni hanno contestato il contingentamento dei tempi deciso dalla maggioranza su una riforma costituzionale, insistendo sullo “scambio” tra i tre partiti della coalizione di governo sulle riforme del premierato, dell’autonomia e della giustizia. La maggioranza ha rivendicato come parte del programma elettorale l’attuazione di questi provvedimenti, ed ha intanto portato a casa anche il quarto articolo del premierato.
La protesta delle opposizioni
L’aula di Palazzo Madama è stata teatro di un’ulteriore escalation di tensioni. Dopo un intervento di Ettore Licheri (M5s), che ha accusato la maggioranza di voler “fermare i treni o cambiare la Costituzione”, gli animi si sono accesi. Simona Malpezzi (Pd) ha accusato Menia di aver insultato i senatori d’opposizione, accusa fatta a voce alta anche da FIlippo Sensi. Le opposizioni hanno protestato contro il contingentamento dei tempi deciso dal centrodestra su una riforma costituzionale, sottolineando come le poche sedute dedicate al ddl siano inferiori alla metà di quelle dedicate nel 2014 dalla riforma Boschi-Renzi. In segno di protesta, Alessandro Alfieri si è tolto la giacca, imitato da tutti i senatori di opposizione, rimanendo in camicia in violazione del regolamento di Palazzo Madama che impone giacca e cravatta. La protesta, seppur simbolica, è stata definita “teatrale” e ha evidenziato la “sordità” della maggioranza nel cercare un terreno comune.
Approvazione del terzo e quarto articolo
Nonostante le tensioni, la maggioranza ha portato a casa il terzo e il quarto degli otto articoli del ddl Casellati. Si tratta degli articoli più semplici, rispetto ai successivi quattro, sui quali insistono 2mila emendamenti. Il terzo articolo modifica il semestre bianco, durante il quale il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere. Con la modifica lo scioglimento potrà avvenire quando il premier eletto viene sfiduciato o quando egli si dimette e chiede il ritorno alle urne, come previsto dal successivo articolo 7. Il quarto articolo elimina l’obbligo della controfirma da parte del governo di una serie di atti propri del Presidente della Repubblica, per assicurarne l’indipendenza. Una norma proposta da Marcello Pera.
Il dibattito sulla riforma della giustizia
Ad animare il dibattito in Aula è stata anche l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri della riforma della giustizia, che ha spinto le opposizioni a parlare di un “baratto” tra Fdi, Lega e Fi sulle tre riforme care ai tre partiti (premierato, autonomia e giustizia). Sensi ha ironizzato definendo l’accordo “più uno scambio di prigionieri sul ponte delle spie che un accordo tra alleati”. Una tesi respinta da Maurizio Gasparri (Fi), Lucio Malan (Fdi) e Massimiliano Romeo (Lega).
Un clima politico incandescente
La rissa sfiorata in Aula al Senato è un segnale evidente del clima politico incandescente che caratterizza il dibattito italiano. Le tensioni tra centrodestra e opposizioni sono alte e il confronto si sta sempre più polarizzando. La riforma del premierato, insieme alle altre riforme in discussione, rappresenta un terreno di scontro cruciale, che rischia di alimentare ulteriormente le divisioni e la conflittualità. È fondamentale che il dibattito politico si svolga con rispetto e moderazione, evitando escalation di violenza verbale o fisica. Il rispetto delle regole e delle istituzioni è fondamentale per garantire la serenità del confronto democratico.