Lo sciopero della fame di Maysoon Majidi
Maysoon Majidi, l’attivista curda arrestata a Crotone con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, ha iniziato uno sciopero della fame nel carcere di Castrovillari. La donna, che da cinque mesi è detenuta, ha deciso di intraprendere questa protesta per professare la propria innocenza e chiedere che venga fissata con urgenza l’udienza al Tribunale del Riesame di Catanzaro per l’appello contro il rigetto della sua richiesta di arresti domiciliari.
La vicenda di Maysoon Majidi
Maysoon, attrice e regista curda iraniana di 28 anni, attivista per i diritti delle donne in Iran, è fuggita dal suo Paese a causa delle persecuzioni del regime ultraconservatore degli ayatollah. In Iran, dove le donne curde subiscono una doppia oppressione, in quanto curde e in quanto donne, Maysoon, dopo essere passata da un campo profughi in Iraq, era scappata in Turchia temendo di essere estradata in Iran. A dicembre, ha intrapreso un viaggio in barca da Izmir, arrivando in Calabria, dove è stata arrestata alla vigilia di Capodanno per favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
La regista e attrice curda ha sempre respinto le accuse mosse sulla base delle testimonianze di due dei 77 migranti che erano a bordo dell’imbarcazione approdata a Crotone il 31 dicembre 2023. La donna, secondo le testimonianze raccolte dalla Guardia di finanza, è stata definita ‘aiutante del capitano’ perché portava l’acqua agli altri migranti.
Dubbi sulle testimonianze e l’incidente probatorio
Tuttavia, ci sono molti dubbi sulle testimonianze. Qualche giorno dopo, gli stessi testimoni, un iraniano e un iracheno, hanno sostenuto di non aver mai accusato Maysoon e che la traduzione delle loro parole fatta da un interprete afgano era sbagliata. L’incidente probatorio, avvenuto ad inizio maggio, quattro mesi dopo il fatto, avrebbe potuto chiarire la vicenda, ma si è concluso con un nulla di fatto perché i testimoni sono stati dichiarati irreperibili dalle autorità italiane.
Le Iene rintracciano i testimoni
Ironia della sorte, i testimoni sono stati rintracciati facilmente, in Germania e Inghilterra, dal programma tv le Iene, al quale hanno confermato di non aver mai accusato Maysoon.
La situazione di Maysoon in carcere
Maysoon, che in carcere ha perso 14 chili, si trova in una situazione difficile. Le è stato negato anche il beneficio dei domiciliari. Il suo sciopero della fame è un segnale forte della sua disperazione e della sua determinazione a far valere la propria innocenza.
Considerazioni personali
La vicenda di Maysoon Majidi solleva una serie di interrogativi sul sistema giudiziario italiano e sul trattamento riservato ai migranti. Le accuse contro Maysoon sembrano basarsi su testimonianze fragili e contraddittorie. Il fatto che le Iene siano riuscite a rintracciare i testimoni, dichiarati irreperibili dalle autorità italiane, solleva seri dubbi sull’impegno delle autorità nella ricerca della verità. La situazione di Maysoon, che si trova in carcere da cinque mesi, senza poter dimostrare la sua innocenza, è un esempio di come il sistema giudiziario possa essere inefficiente e iniquo. La sua decisione di intraprendere uno sciopero della fame è un atto disperato, ma anche un segno della sua determinazione a far valere i suoi diritti. È fondamentale che la giustizia faccia il suo corso e che Maysoon abbia la possibilità di dimostrare la sua innocenza.