Nuovo fermo nazionale in vista per i tassisti
Le associazioni dei tassisti italiani sono sul piede di guerra. In assenza di una formale convocazione per un incontro urgente con il governo, le organizzazioni sindacali hanno annunciato la possibilità di un nuovo fermo nazionale del servizio.
La decisione è stata presa dopo lo sciopero del 21 maggio scorso, durante il quale i tassisti avevano manifestato le loro richieste al governo. Ad oggi, però, nessun segnale positivo è arrivato dal governo e la situazione resta bloccata.
Le organizzazioni sindacali, tra cui Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Satam, Tam, Claai, Unione Artigiani, Unione Tassisti d’Italia, Uritaxi, Fast Confal taxi, Unica taxi Cgil, Orsa taxi, Usb taxi, Unimpresa e Sitan/Atn, hanno espresso la loro delusione per la mancanza di un tavolo di confronto.
Le richieste dei tassisti
Le richieste dei tassisti sono molteplici e riguardano principalmente la necessità di un adeguamento delle tariffe, la lotta alla concorrenza sleale e la sicurezza dei lavoratori.
Le organizzazioni sindacali lamentano un costante calo delle tariffe che non rispecchia i costi reali del servizio, con un conseguente calo dei guadagni per i tassisti. Inoltre, denunciano la presenza di concorrenza sleale da parte di piattaforme digitali che operano senza le stesse regole e gli stessi obblighi dei tassisti tradizionali.
Infine, i tassisti chiedono un miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro, soprattutto in considerazione dei recenti episodi di violenza che hanno visto coinvolti alcuni conducenti.
La necessità di un dialogo costruttivo
La situazione dei tassisti italiani è complessa e richiede un dialogo costruttivo tra le parti. Il governo ha il dovere di ascoltare le richieste del settore e di trovare soluzioni concrete per risolvere i problemi che affliggono i lavoratori. Un nuovo fermo nazionale del servizio non gioverebbe a nessuno e potrebbe solo aggravare la situazione. È necessario un tavolo di confronto immediato per trovare una soluzione condivisa che tuteli sia i tassisti che i cittadini.