Dalle strade di Chicago al mondo: la nascita della House Music
Quarant’anni fa, nelle discoteche di Chicago, nasceva un genere che avrebbe rivoluzionato la musica dance: la House Music. Erano gli inizi degli anni ’80 quando il sound di Chicago, Illinois, si diffondeva, influenzando la musica degli ultimi decenni. Il nome ‘House’ deriva da ‘Warehouse’, storico locale di Windy City dove il dj resident Frankie Knuckles, soprannominato The Godfather of House, con il suo modo di mixare i dischi, ha creato il genere, utilizzando pattern di drum machine e vocalizzi soul.
Ma la House Music è anche un fenomeno culturale che rappresenta unità, diversità e creatività. Nacque con lo scopo di dare vita non solo ad un nuovo tipo di musica dance, ma anche a spazi inclusivi per coloro che venivano sistematicamente esclusi da altri luoghi di incontro: afroamericani e gay erano liberi di ballare assieme in un contesto positivo.
Le origini della House Music: l’eredità della disco e la nascita di un nuovo sound
A gettarne le basi fu l’avversione che si sviluppò alla fine degli anni ’70 nei confronti della disco music. Ciò creò un vuoto nel panorama musicale di Chicago, soprattutto per i giovani desiderosi di andare a ballare. A questo punto entrarono in gioco musicisti emergenti come Chip E., considerato l’architetto della House Music. Molte delle sue canzoni, tra cui ‘It’s House’, sono considerate i primi dischi House originali.
Man mano che il genere cominciava a definirsi, esplose il four-on-the-floor, ossia la cassa dritta o chiodo, un modello ritmico in cui la grancassa è colpita a ogni beat per la maggior parte del brano. Ma ciò che distinse la musica house rispetto agli altri generi musicali fu la sua capacità di far scatenare le persone. “La musica House è fatta per la pista da ballo”, dice Chip E., “Volevo che le persone muovessero il culo. Non è fatta per ascoltarla standosene seduti”.
La diffusione globale della House Music: dall’underground al mainstream
Dall’underground di Chicago, il genere diventa presto mainstream fino ad assumere contorni globali. Nel 1987 in Europa esplode il successo di ‘Pump Up the Volume’, il singolo, e anche unico della carriera, del gruppo musicale britannico MARRS. In Italia il genere comincia a diffondersi tra il 1987 e 1988 anche sull’onda del successo di Pump Up The Volume. Tra i primi club a proporla, il Devotion a Roma. Ma anche Napoli dove alcuni ragazzi di colore impegnati nel servizio militare nelle basi Nato si dilettano a fare i dj. Si passa poi ai locali dell’Emilia Romagna e del resto del nord Italia.
Tra i maggiori esponenti del genere, Alexander Robotnick, DJ Lelewel, DJ System e le Fun Fun, duo femminile di cui agli inizi fece parte anche Ivana Spagna.
Un’eredità di ritmo e inclusione
La House Music non è solo un genere musicale, ma un movimento culturale che ha trasformato la musica dance e creato spazi inclusivi per tutti. La sua eredità è ancora viva oggi, con artisti di tutto il mondo che continuano a ispirarsi al sound di Chicago. La House Music è un esempio di come la musica possa unire le persone e creare un senso di comunità, celebrando la diversità e la creatività.