Un’edizione all’insegna del rispetto
Il rituale delle conferenze stampa delle giurie che concludono un festival non riserva ormai sorprese, soprattutto se la consegna del silenzio fa rispondere i giurati più o meno come i giocatori di calcio: dichiarazioni di principio e nulla di personale.
Merito del gigante Omar Sy (faceva sembrare piccolo anche Pierfrancesco Favino) aver portato un po’ di brio con una conclusione a sorpresa: al grido “è dal primo giorno che lo voglio fare” ha obbligato i suoi colleghi a girarsi spalle alla stampa, sedersi davanti al poster ufficiale del festival e guardare una palma sospesa nel cielo come i protagonisti di Rapsodia d’agosto, il film di Akira Kurosawa scelto per ispirare la magia dell’arte nel festival di quest’anno.
Per il resto la parola d’ordine dell’edizione è stata rispetto: “è apparso chiaro – come ha detto Favino – che non sempre avevamo le stesse idee, ma è stato bello ascoltarci fino, magari, a cambiare idea rispetto alla prima impressione”. La presidente Greta Gerwig è apparsa come una lady di ferro dai modi gentili, al punto che, dopo aver confermato che per tutti loro erano stati “giorni meravigliosi di scoperta e di arricchimento reciproco”, ha garbatamente costretto gli altri ad annuire con la testa come bravi scolaretti.
In sintesi si evince che tutti i premi hanno visto opinioni diverse, ricondotte a una equilibrata tastiera di premi una volta sistemati i nodi complessi: l’obbligo morale generato dall’iraniano Rasoulof (palma speciale), l’innamoramento collettivo per l’Indiano All we imagine as light (gran premio della Giuria) e infine una Palma d’oro volutamente spiazzante (Anora). Il resto è sembrato discendere da questi punti fermi con complice diplomazia fra tutti.
Un’ispirazione per il futuro
Si torna a casa però con una buona notizia: il maestro giapponese Koree eda ha confessato che “dopo questi 11 giorni passati a vedere bellissimi film altrui, ho deciso di girarne uno nuovo anche io. Ci ritroveremo!”.
Le parole di Kore-eda, un maestro del cinema internazionale, dimostrano come il Festival di Cannes non sia solo un palcoscenico per la premiazione, ma anche un’occasione di ispirazione e di confronto per gli artisti. La sua decisione di girare un nuovo film, nata proprio dall’esperienza cannese, rappresenta un segnale positivo per il futuro del cinema e una testimonianza della vitalità del festival.
Un festival che guarda al futuro
Il Festival di Cannes 2023 si è concluso con un bilancio positivo, confermandosi come un evento di grande rilevanza per il mondo del cinema. L’edizione di quest’anno ha dimostrato la capacità del festival di adattarsi ai tempi, mantenendo la sua tradizione di prestigio e di scoperta, ma allo stesso tempo aprendosi a nuove tendenze e a nuovi talenti. La decisione di Kore-eda di girare un nuovo film è un segno che il Festival di Cannes continua ad ispirare e a stimolare la creatività, e che il futuro del cinema è ancora ricco di promesse.