L’attesa per il trasferimento ai domiciliari
Ilaria Salis, l’attivista italiana arrestata in Ungheria, è in attesa di essere trasferita ai domiciliari. La terza udienza del suo processo si avvicina e i suoi genitori continuano a non sapere quando uscirà dalla prigione di massima sicurezza di Gyorskocsi utca. "E' abbastanza contenta che si sta avvicinando il momento, fremiamo un po' per avere la data", spiega Roberto Salis, il padre di Ilaria, che questa mattina l’ha incontrata per due ore in carcere.
Il padre di Ilaria spiega che il trasferimento ai domiciliari è subordinato all’arrivo del bonifico italiano, che deve essere inviato prima al ministero del Tesoro ungherese e poi al tribunale. Il bonifico è stato emesso venerdì scorso, ma la procedura bancaria non ha ancora consentito di far arrivare i fondi in Ungheria. "Non dipende dal governo – aggiunge Roberto Salis – però il governo, se ci fosse la necessaria autorevolezza, immagino possa andare a parlare con il ministro della Giustizia ungherese e dire 'garantiamo noi che questi soldi stanno arrivando'."
Il clima in Ungheria non è tenero
Il clima in Ungheria nei confronti di Ilaria Salis non è mai stato particolarmente tenero e non è certo cambiato dopo la sua decisione di candidarsi al Parlamento europeo. "La disoccupata Ilaria Salis può diventare milionaria", titola Magyar Nemzet, il più filogovernativo dei principali quotidiani ungheresi, spiegando che "l’attivista italiana di estrema sinistra che ha organizzato una caccia all’uomo a Budapest" è "ancora disoccupata a quasi 40 anni" ma, se verrà eletta alle europee, guadagnerà "circa 3,2 milioni di fiorini, che in cinque anni ammonteranno a quasi 200 milioni di fiorini".
Il padre di Ilaria, Roberto Salis, si dice preoccupato per le fughe di notizie che hanno trapelato dalla polizia ungherese dopo l’arresto della figlia, tra cui il suo indirizzo di residenza in Italia. "Mi sentirei più tranquillo in Italia", conclude Roberto Salis.
La vicenda di Ilaria Salis: un caso complesso
La vicenda di Ilaria Salis è un caso complesso, che mette in luce le difficoltà di collaborazione tra i sistemi giudiziari di diversi paesi. Il padre di Ilaria, Roberto Salis, ha ragione a preoccuparsi per la sicurezza della figlia, soprattutto in considerazione del clima di ostilità che si respira in Ungheria nei confronti dell’attivista. Il governo italiano dovrebbe fare tutto il possibile per garantire che il bonifico necessario per il trasferimento ai domiciliari arrivi in Ungheria il prima possibile. La vicenda di Ilaria Salis è un esempio di come la politica e la giustizia possano essere strumenti di repressione, soprattutto nei confronti di chi si batte per la difesa dei diritti umani e della libertà di espressione.