Un sistema ben collaudato
L’operazione, condotta dai carabinieri della compagnia di Velletri coordinati dalla Procura, ha portato all’alba di oggi all’esecuzione di 33 arresti: 11 in carcere e 22 ai domiciliari. Tra loro ci sono sedici persone che erano già in cella. Le indagini, inizialmente focalizzate sul contrasto dello spaccio nell’area di Velletri e dei Castelli Romani, si sono poi concentrate sulla casa circondariale.
Il sistema criminale, attivo da gennaio a giugno scorso, prevedeva l’ingresso di droga all’interno del carcere nascosta nei pacchi destinati ai detenuti. Cocaina e hashish, in quantità variabili, venivano celati tra alimenti sottovuoto, vestiti o saponi, e poi venduti ad altri reclusi. A pagare lo stupefacente erano familiari e amici, alcune volte ignari di tutto, attraverso ricariche su carte prepagate.
Secondo gli investigatori, il giro d’affari generato da questa attività illecita ammonterebbe a circa 80mila euro.
Estorsioni e minacce
Le indagini hanno inoltre svelato due episodi di estorsione. In un caso, un detenuto avrebbe aggredito un altro recluso per sollecitare il pagamento dall’esterno delle dosi consumate. In un’altra occasione, invece, alcuni familiari sarebbero stati minacciati con una telefonata dal carcere per costringerli a “saldare il conto”.
La complessità della rete messa in piedi per la predisposizione dei pacchi e per il flusso di denaro, versato su carte prepagate intestate a prestanome spesso estranei alla cerchia di contatti dei detenuti, ha reso ancor più difficile il lavoro degli investigatori.
Il ruolo dei cellulari
Un punto ancora da chiarire è come siano entrati nell’istituto di pena i cellulari usati da alcuni detenuti per comunicare con i familiari, ordinare la droga e minacciare i parenti in caso di mancati pagamenti.
I carabinieri, con il supporto della polizia penitenziaria, sono riusciti a intercettare per tre volte i pacchi contenenti gli stupefacenti.
Le accuse
Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di detenzione a fini di spaccio, estorsione e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.
Oltre cento carabinieri sono stati impiegati all’alba nell’operazione su larga scala, per eseguire le misure cautelari in diverse province italiane, disposte dal gip di Velletri.
La pericolosità del fenomeno
La scoperta di una vera e propria piazza di spaccio all’interno di un carcere è un segnale allarmante. L’accesso alla droga da parte dei detenuti rappresenta un pericolo per la sicurezza interna dell’istituto e per la riabilitazione dei detenuti stessi. Questo caso evidenzia la necessità di un’azione congiunta e coordinata tra forze dell’ordine e istituzioni penitenziarie per contrastare efficacemente il fenomeno del traffico di stupefacenti all’interno delle carceri.