“Emilia Perez” di Jacques Audiard: un boss che cambia sesso e la ricerca di una nuova vita
Il quinto giorno del Festival di Cannes è stato scandito dal ritmo vibrante del mariachi, colonna sonora di “Emilia Perez”, il nuovo film di Jacques Audiard. Il regista francese, noto per opere come “Il Profeta” e “Deepan” (quest’ultimo premiato con la Palma d’oro), si cimenta in un esperimento audace, unendo il musical al dramma familiare sullo sfondo del narcotraffico in Messico.
Al centro della storia c’è un boss che decide di cambiare sesso, diventando Emilia Perez. Il film esplora la sua transizione, i sentimenti materni che si risvegliano in lui, la generosità e l’impegno per i desaparecidos, le vittime innocenti del narcotraffico. Un’evoluzione significativa rispetto al passato, una virata a U dal maschio tossico che era, in linea con il tema della “nuova vita” e della “seconda opportunità” che ha sempre affascinato Audiard.
La protagonista, Emilia Perez, è interpretata da Karla Sofía Gascón, attrice spagnola che fino al 2018, prima della sua transizione di genere, era conosciuta come Carlos, protagonista di soap opera latinoamericane. Sul red carpet, Karla Sofía ha mostrato un’emozione palpabile, al pari di Zoe Saldana e Selena Gomez, le altre protagoniste del film.
La trama di “Emilia Perez” segue l’incontro tra l’avvocatessa Rita Moreno (Zoe Saldana) e il boss, con due figli piccoli e la moglie (Selena Gomez). Lui la sequestra per chiederle di organizzargli la nuova vita da donna, compresa un’operazione segreta a Tel Aviv e una nuova identità. Un incontro destinato a cambiare la vita di entrambe.
“Caught by the Tides” di Jia Zhang-Ke: la Cina in trasformazione tra capitalismo sfrenato e solitudine umana
Il secondo film in concorso, “Caught by the Tides” di Jia Zhang-Ke, offre una prospettiva diversa sul mondo contemporaneo, focalizzandosi sulla Cina degli ultimi vent’anni, in un periodo di profonde trasformazioni.
Zhang-Ke, regista della sesta generazione del cinema cinese, noto per opere come “Still Life” (Leone d’oro a Venezia 2006), osserva con lucidità il passaggio epocale tra vecchio e nuovo, tra la Cina tradizionale e il capitalismo che avanza inesorabile, senza lasciare spazio al welfare. Il regista esplora il contrasto tra le vecchie generazioni, abituate a un senso di comunità, e le nuove, disorientate e confuse.
La storia segue Qiao Qiao (Zhao Tao, musa e moglie del regista) e il suo amore per Guao Bin (Zhubin Li), un amore che non dura come vorrebbe, mentre intorno a loro, nella provincia cinese, tutto cambia. Si affacciano nuove case, nuovi ricchi, truffatori e la tecnologia avanza inesorabile. C’è TikTok, si lavora e si dorme nei capannoni, ci sono le nuove mode e la pandemia che si abbatte come uno tsunami, ma su tutto aleggia una profonda solitudine umana, che la tecnologia cerca di mitigare.
In questo contesto, Qiao Qiao trova un barlume di speranza in un robot umanoide che si rivolge a lei con parole di conforto.
Due visioni del mondo contemporaneo
“Emilia Perez” e “Caught by the Tides” sono due film che, pur con linguaggi e temi diversi, offrono una fotografia del mondo contemporaneo, evidenziando le sfide e le contraddizioni che lo caratterizzano. Audiard si concentra sulla ricerca di una nuova identità e sulla lotta per la dignità umana, mentre Zhang-Ke indaga le conseguenze del capitalismo sfrenato e la solitudine che ne deriva. Entrambi i film, con la loro potenza visiva e narrativa, ci invitano a riflettere sul presente e a interrogarci sul futuro.