Accuse di stalking, violenza e minacce
La Procura di Modena ha chiesto il rinvio a giudizio per il tenente colonnello dell’Esercito Giampaolo Cati, accusato di stalking, violenza privata con abuso dei poteri e di autorità e minacce e ingiurie ai danni di militari sottoposti al centro ippico dell’Accademia militare. L’udienza preliminare è stata fissata davanti al Gup Alessandra Sermarini per l’11 giugno.
L’inchiesta contesta all’ufficiale vessazioni ai sottoposti, costretti ad essere sempre a disposizione o rimproverati senza motivo, oltre ad un atteggiamento sessista, con molestie continue alle soldatesse, fatte di battute a sfondo sessuale, commenti sull’aspetto fisico o racconti sulle sue esperienze.
Fino anche a punizioni umilianti, come lavare frequentemente i genitali dei cavalli.
La denuncia e il supporto del comandante
Ad innescare gli accertamenti erano state le denunce delle vittime e poi anche lo stesso comandante dell’Accademia, generale Davide Scalabrin, che ha raccolto internamente le segnalazioni.
“Un ringraziamento oggi va alla Procura e a chi ha rotto il muro di omertà. Dopo anni di vessazioni ed umiliazioni i miei assistiti vedono coronata la loro richiesta di giustizia. Per le inaudite condizioni di lavoro ed abusi molti hanno abbandonato: è un miracolo che non ci siano stati casi di suicidio da burnout”, dice l’avvocato Massimo Strampelli, che assiste le vittime.
Un caso che evidenzia un problema sistemico
Il caso del tenente colonnello Cati, se confermato, rappresenta un esempio di un problema che affligge le forze armate italiane. L’abuso di potere, il bullismo e la discriminazione di genere sono fenomeni che devono essere affrontati con fermezza e determinazione. È importante che le vittime di tali abusi trovino il coraggio di denunciare e che le istituzioni garantiscano loro protezione e giustizia.
La decisione del comandante Scalabrin di supportare le vittime è un segnale positivo, che dimostra la volontà di contrastare questi comportamenti e di creare un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso per tutti i militari.
È necessario che l’Esercito italiano metta in atto misure concrete per prevenire e reprimere questi comportamenti, attraverso una maggiore formazione e sensibilizzazione del personale e la creazione di canali di segnalazione efficaci. Solo così si potrà garantire che il servizio militare sia un’esperienza positiva e costruttiva per tutti.