Un bilancio tragico
I dati ufficiali del governo messicano confermano un trend allarmante: nell’aprile 2023, il Messico ha superato la soglia delle 180.000 persone assassinate dall’inizio del governo di Andrés Manuel López Obrador, nel dicembre 2018. Queste informazioni sono state pubblicate nei rapporti del Segretariato esecutivo del Sistema nazionale di pubblica sicurezza (SESNSP) e nel Rapporto preparato dal Segretariato per la sicurezza e la protezione dei cittadini (SSPC).
Secondo queste fonti, negli ultimi cinque anni e mezzo sono state assassinate 180.702 persone, una cifra che supera di gran lunga quelle registrate durante gli interi sessenni di Enrique Peña Nieto (150.000) e Felipe Calderón (122.000).
Questi dati confermano la gravità della crisi di sicurezza che attanaglia il Messico e la difficoltà del governo di López Obrador nel contrastare la violenza dilagante nel paese.
La guerra alla droga come causa principale
Le cause principali della violenza nel Messico sono legate alla guerra alla droga, con i cartelli che si contendono il controllo del territorio e delle rotte del narcotraffico. L’espansione del mercato della droga, sia in Messico che negli Stati Uniti, ha generato un’escalation di violenza senza precedenti, con i cartelli che ricorrono a metodi sempre più brutali per imporre il proprio dominio.
La strategia di sicurezza del governo di López Obrador, basata su una politica di contenimento e di riforma del sistema giudiziario, non è stata finora in grado di invertire la tendenza. Il numero di omicidi continua a crescere, con un forte impatto sulle comunità locali, che sono spesso in balia delle violenze dei cartelli.
La lotta contro la criminalità organizzata in Messico è una sfida complessa che richiede un approccio multiforme, che coinvolga non solo le forze dell’ordine, ma anche politiche sociali e economiche per contrastare le cause profonde della violenza.